Pianta di Roma di Antonio Tempesta (1593). Evidenze archeologiche nella Roma del Cinquecento - Con apparati e indicizzazione (APR 10)

a cura di Maria Elisa Garcia Barraco

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  • Prezzo: € 60.00
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    Descrizione:

    F.to A4 oblungo, su cartoncino avoriato, 60 pp. con 12 tavole e pianta a pagina doppia in visione sinottica. Apparati e indice dei luoghi.
    Edizione limitata

    Antonio Tempesta (Firenze, 1555 – Roma, 1630) fu un uomo d’un ingegno notevole e di spiccata operosità, pittore, disegnatore ed incisore. A Firenze vi erano sue pitture presso il marchese Niccolini e presso i Serviti della SS. Annunziata vi erano battaglie da lui dipinte su alabastro. Egli dipinse nelle terze Logge nel Vaticano una processione delle reliquie di S. Gregorio Nazianzeno; altri suoi dipinti si trovano a Caprarola e nella villa d’Este a Tivoli. Ma la grande massa delle sue produzioni è formata dai suoi disegni e dalle incisioni. Di preferenza egli disegnava con bistro, creta nera ed il più con la penna; e questi suoi disegni furono da altri incisi su legno o su acciaio. Così disegnò storie del Vecchio e Nuovo Testamento, della vita dei Santi, cerimonie sacre e profane, scene guerresche, cacce, vedute di paesaggi e la splendida pianta di Roma qui riprodotta. il Tempesta seppe dare alla sua pianta, mediante una forma singolarmente oblunga, un' impronta della sua originalità. La fece a volo d’uccello presa dal Gianicolo, si compone di 12 fogli, di 40 x 54 cm,intera è di 108 x 243 cm.
    Una copia, e sembra l’unica conservataci della stampatura originale del 1593, esiste nella Biblioteca reale di Stockholm, dove la trovò nella Collezione Magnus Gabriel de la Gardie. Della seconda tiratura del 1606 vi è una copia nella Biblioteca Vaticana. Seguì ancora una terza nel 1648, dedicata al cardinale Camillo Pamfili, ed una quarta del 1664, offerta al principe Mario Chigi, nella quale
    sono aggiunte 23 fabbriche ed abbellimenti introdotti nella città da Alessandro VII, il fratello di Don Mario. Le due prime tirature del 1593 e 1606 non si distinguono, se non per la data, che sta nella identica cornice, nell’angolo inferiore destro. La terza e quarta tiratura ha ciascuna il suo proprio protettore; quindi vi è anche cambiato nell’angolo superiore sinistro lo stemma e un po’ più sotto il testo della dedica. Per l’editore si trattava soltanto di procurarsi nuove mance da nuovi protettori. Il disegno della città, le forme per la stampa rimanevano le stesse, non furono variate se non forse per la quarta tiratura nella maniera indicata sopra. Oltre le due edizioni della pianta grande, l’Huelsen menziona altre, in una forma impiccolita, una pianta del Longhi, che crede dipendente da quella del Tempesta. L’edizione svedese del 1915 si presenta splendida e sembra di non lasciare niente a desiderare. Essa è accompagnata da una dotta illustrazione del 1917 dettata dal prof. Henrik Schuck, membro dell’Accademia svedese.