Leonardo da Vinci, Favole (XV sec.)
a cura di Emiliano Ventura
- Anno Edizione:
- 2019
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Letteratura e linguistica
- ISBN:
- 978-88-94820- 97-3
Descrizione:
In 8° bross. edit. con bandelle, 80 pp.
Poco note nel vasto panorama della letteratura rinascimentale, le favole di Leonardo da Vinci sono una raccolta di frammenti, scritti tra il 1490 e il 1494, certamente non concepiti per un pubblico infantile. Si tratta infatti di appunti sparsi tra i fogli che compongono i codici delle produzione manoscritta leonardiana, insieme agli studi anatomici e a quelli sull’arte e l’architettura. È la curiosità a muovere le ricerche e a dettare la forma di questa favola che deve intendersi come riflessione filosofica di un instancabile indagatore della natura e dell’uomo. Non solo genio e inventore, conosciuto per meravigliosi capolavori artistici e per macchine avveniristiche, Leonardo è anche narratore sottile di apologhi ricchi di arguzia e spesso di lapidaria coincisione.
Leonardo da Vinci nacque in Valdarno il 15 aprile 1452 e morì ad Amboise, in Francia, il 2 maggio del 1519. Nel 1469 si trasferì con il padre a Firenze, dove divenne allievo del Verrocchio. In questa bottega vi rimase per otto anni e apprese l’arte del disegno, l’uso della prospettiva e dell’anatomia. Abilissimo nel disegno riusciva a dare ai suoi lavori, spesso incompiuti, straordinaria qualità cromatica. Si stabilì poi a Milano dal 1482 per ben sedici anni al servizio di Ludovico il Moro e si dedicò prevalentemente all’attività di pittore, realizzando opere molto importanti tra le quali la Vergine delle rocce la Dama con l’ermellino e l’Ultima Cena . Dal 1499 Leonardo intraprese una serie di viaggi: si recò a Mantova, a Venezia, e poi ritornò a Firenze. Qui gli venne commissionato un affresco per il salone di Palazzo Vecchio che rappresenta la Battaglia di Anghiari, in gara con Michelangelo, che purtroppo è andato perduto. In questi anni iniziò anche il famoso ritratto della Gioconda, un dipinto a lui caro che portò con sé in Francia dove rimane tutt’oggi, al museo del Louvre. Dopo un nuovo soggiorno a Milano, nel 1516 accettò l’invito del re di Francia e si recò ad Amboise dove trascorre gli ultimi anni della sua vita e dove morì, a 65 anni, nel 1519., assistito dal fedelissimo amico ed erede Francesco Melzi.
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