Euripide: ERACLES - ERCOLE. Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (Ipazia 19) - 54° festival del teatro greco di Siracusa

a cura di Maria Elisa Garcia Barraco

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  • Prezzo: € 15.00
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    Descrizione:

    in 8°, bross. edit. con badelle, 180 pp., ill.ni b/n

    Pubblicato in occasione del  54° festival del teatro greco di Siracusa

    Il dramma è ambientato a Tebe, davanti al palazzo di Èracle, gloria di Era. La moglie Megara, i tre figli dell’eroe e il padre Anfitrione, attendono con trepidazione il suo ritorno dall'Ade dove sta compiendo l'ultima fatica; la loro vita è in pericolo da quando a Tebe Lico si è impadronito del potere uccidendo Creonte, padre di Megara e re della città, ma una serie di eventi inattesi e impansabili si stanno per avvicendare. La tragedia, composta probabilmente tra il 423. e il 420 a.C. e rappresentata nel 416 a.C., è un trittico che raccoglie episodi non conseguenziali: Ercole che strappa i figli alla morte minacciata da un usurpatore, Ercole, che, colpito da demenza, li uccide di sua mano, e l’arrivo di Teseo che prolunga l’azione verso una mèta inattesa. Ma il dramma si sviluppa con unità ed equilibrio stupendi, un magnifico diagramma sentimentale. Dalla prima parte, il cui pathos è tale che qualsiasi intensificazione ne parrebbe impossibile, si arriva nella seconda, ad un tal vertice d’orrore, che la prima parte sembra, per contrasto, mite. Ma rimanere a questo livello sarebbe riuscito sgradevole; e nella terza parte si effettua la defervescenza, che qui fa pensare in qualche modo alla catarsi, anche se non sembri assoluta l’identificazione fra la realizzazione artistica e la definizione aristotelica. Ettore Romagnoli, con la sua traduzione, ha lasciata intatta la potenza, riflessiva e sensibile, della poetica euripidea.

    Eurìpide nacque a Salamina intorno al 485 a.C., da una famiglia ateniese, rifugiatasi sull’isola per sfuggire ai Persiani. Pare fosse di bassa estrazione sociale, ma dimostrò sempre una raffinata educazione più tipica di una condizione agiata. Fu contemporaneo di Socrate e ne divenne amico, mise insieme una pregiata biblioteca privata. Nel 455 a.C. si propose pubblicamente come tragediografo: la sua prima opera, Le Peliadi, ottenne il terzo premio. Pur con sole quattro vittorie all’attivo divenne a tal punto popolare che Plutarco, nella Vita di Nicia, racconta che nel 413 a.C., dopo il disastro navale di Siracusa, i prigionieri ateniesi in grado di recitare dei versi euripidei venissero rilasciati. Eppure Euripide, sfiduciato dagli insuccessi, verso il 408 si ritirò a Magnesia, poi in Macedonia, alla corte di Archelao dove, si racconta, morì nel 406 sbranato dai cani mentre si recava dall’amante Cratero. Dopo la sua morte gli ateniesi gli dedicarono una statua di bronzo nel teatro di Dioniso. La ricerca di sperimentazione tecnica arricchì la tragedia euripidea di nuove soluzioni drammatiche, come la progressiva svalutazione del ruolo del coro e un sostanziale utilizzo del deus ex machina, ma soprattutto diede maggiore attenzione all’evoluzione dei sentimenti dei personaggi.

    Ettore Romagnoli nacque a Roma nel 1871, grecista di formazione, lasciò alcune delle più belle e importanti traduzioni dei testi omerici e delle tragedie e commedie del periodo classico. Amante della Sicilia, dove insegnò a lungo come professore universitario, trasse da questa terra ispirazione per le sue fatiche filologiche. A lui si deve inoltre l’affermazione del genere del ‘Teatro all’aperto’ in Italia e di quella specifica modalità spettacolare riconducibile alla ‘scuola siracusana’.