Giacomo Boni. Il metodo stratigrafico negli scavi archeologici - AM; 5
di Giacomo Boni
- Anno Edizione:
- 2013
- Collana/Rivista:
- ArcheologicaMente
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Giacomo Boni - Archeologia del Foro Romano
- ISBN:
- 978-88-97805-14-4
Descrizione:
Nel 1901 Giacomo Boni pubblicava le linee guida del suo nuovo metodo di scavo, quello stratigrafico, e lo fece su una rivista a lui cara, «Nuova Antologia»*, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, ancora attuale, per condividere con tutti gli archeologi il modo in cui stava portando avanti i suoi scavi e le sue scoperte nel Foro Romano.
Introvabile ormai da tanti anni, anche nelle biblioteche, questo importante contributo di Giacomo Boni alla storia dell'archeologia viene oggi riproposto, arricchito di immagini e di notizie sulla vita dell'autore, nella presente edizione.
Giacomo Boni, Il metodo negli scavi archeologici, «Nuova Antologia», Serie IV, Vol. XCIV, 16 luglio, Roma 1901, pp. 312-322.
Premessa, nota biografica e nota bibliografica
«Di ciascuno strato vanno scomposte le zolle e separati i materiali caratteristici, mediante accurata tritatura, vagliatura asciutta o lavaggio fatto col crivello entro una tinozza d’acqua, avvolgendo in carta solida i frammenti più minuti e chiudendoli in una speciale cassetta, con tutte le indicazioni topografiche e altimetriche necessarie. Ogni serie di queste cassette rappresenta un’opera in più volumi, e il complesso delle serie costituisce l’archivio stratigrafico della esplorazione compiuta».
«Se scrivo del metodo nelle esplorazioni iniziate nel Foro Romano, egli è dunque per avere consiglio ed aiuto da coloro i quali, consacrando la vita a fare dell’archeologia una scienza, conoscono quanto ampio sia l’orizzonte da essi, pur dottissimi, ancora ignorato; quanto un fatto valga più di cento supposte teorie, e quanto queste siano maggiormente sospette quanto più sono difese».
«L’analisi stratigrafica, giunta che sia a far conoscere i materiali di cui gli abitatori primitivi di un territorio potevano disporre, offre il primo dato per separare gli elementi tradizionali e gli evolutivi secondo l’impegno fattone; offre il mezzo di conoscere l’età di ogni strato che inviluppa o porta i monumenti tornati in luce e di servirsene come scala del tempo. Ripetuta in punti tipici fornisce materiali statistici la cui natura non muta ripetendo la analisi all’inifinito. Distingue l’accidente passeggero dal fatto assiduo della vita di un popolo, che vivendo per secoli a un determinato livello d’una determinata località della crosta terrestre non può far a meno di lasciarvi qualche orma nei successivi rialzamenti del terreno, nella colmatura dei pozzi e delle cloache».
Giacomo Boni