AEDES VESTAE. Scoperta, esplorazione e ricomposizione del sacrario di Vesta nel Foro Romano - Giacomo Boni (AR, 22)
di Giacomo Boni
- Anno Edizione:
- 2017
- Collana/Rivista:
- Antichita’ Romane - AR
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Archeologia e tutela del patrimonio archeologico - Saggi e Ricerche
- ISBN:
- 978-88-94820-13-3
Descrizione:
INDICE
Introduzione
L’acqua e il fuoco di Vesta
Descrizione dei resti del sacrario di Vesta
La quercia, il sacro albero di Vesta
Resti di li bazioni animali
Frammenti vascolari
Statuette muli ebri fittili di tipo greco e altri avanzi
Ricomposizione del sacrario di Vesta
Avanzi architettonici del sacrario di Vesta
Prime distruzioni del sacrario di Vesta in epoca cristiana (V sec.)
Vesta come divinità del fuoco e dell’acqua in connessione con la vicina fonte Giuturna e al materiale ceramico ritrovato nel contesto archeologico dell’Aedes Vestae. Giacomo Boni ricostruisce la storia del culto di Vesta nel Foro Romano attraverso l’analisi dei reperti ritrovati durante gli scavi e la ricomposizione del sacrario:
«E Vesta era potente sull’acqua e sul fuoco, coi quali difese le sue sacerdotesse innocenti: Emilia, che con un lembo della veste toccando il freddo cenere, ne suscitò la santa fiamma, e Tuccia, che in prova della sua onestà calunniata portò in un crivello l’acqua del Tevere sino al Foro. Per questo alle sacre vergini di Vesta, figlie della grande famiglia che è lo Stato, era affidata la cura dell’acqua e del fuoco; come nell’età preistorica in ogni singola famiglia doveva essere ingiunto alle fanciulle di attinger acqua, e di non lasciar spegnere il fuoco, il fuoco bello, robusto e lucente, la divina invenzione, pegno di vita e di progresso, che così difficile era procurarsi di bel nuovo, quando una volta fosse spento. Sorse pertanto qui il sacrario di Vesta, il focolare dello Stato, accanto alla sorgente benefica» (G. Boni).
Giacomo Boni (1859-1925) dedicò tutta la sua vita alla complessa attività di scavo, di studio e di ricerca del Foro Romano e del Palatino. Le indagini archeologiche da lui condotte furono eseguite mediante l’applicazione del metodo dello scavo stratigrafico, che consentiva di recuperare tutti i dati utili alla ricostruzione storica dell’area indagata. Le sue esplorazioni portarono alla scoperta di importanti monumenti del Foro Romano di epoca arcaica e repubblicana. L’attività del Boni si interruppe con lo scoppio della prima guerra mondiale; egli partecipò al conflitto e, tornato dal fronte, si ammalò. Riprese le ricerche archeologiche nel 1916 e nel 1923 fu nominato Senatore; durante il periodo fascista aderì alle motivazioni ideologiche del fascismo, nel quale individuava la continuazione esplicita dell’antica Roma e dell’impero Romano. È sepolto al centro degli Orti Farnesiani sul Palatino.
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