FORMA URBIS ROMAE. I frammenti farnesiani della pianta marmorea severiana - Giovan Pietro Bellori (AR 46)
a cura di Giovan Pietro Bellori
- Anno Edizione:
- 2021
- Collana/Rivista:
- Antichita’ Romane - AR
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Topografia, studi topografici e cartografia antica
- ISBN:
- 978-88-31341-52-3
Descrizione:
XXVI tavole di frammenti
Una storia complicata e sfortunata quella dei frammenti della Forma Urbis Severiana, dall’iniziale entusiasmo provocato dalla scoperta nel 1562 al graduale oblio dovuto prima alla parziale dispersione dei reperti lapidei nel giardino di Palazzo Farnese e poi alla loro dismissione dalle esposizioni museali. Il loro più antico custode fu Onofrio Panvinio, al servizio del cardinale Alessandro Farnese nel bellissimo Palazzo a Campo de’ Fiori, mentre Fulvio Orsini nella seconda metà del cinquecento fece disegnare quelli più notevoli su dei fogli poi raccolti nel Codice Vaticano Latino 3439, meglio noto come Codex Ursinianus, ma solo Giovan Pietro Bellori li rese pubblici nel 1673 grazie all’edizione commentata Fragmenta vestigii veteris Romae ex lapidibus Farnesianis dove raccoglieva in XX tavole tutti i frammenti noti, anche i minori, disegnati da Andrea Bufalini. Poi la dispersione nel giardino di Palazzo Farnese e l’utilizzo dei marmi come materiale di riuso per costruire il muro di cinta verso il Tevere. L’importanza dell’opera di Bellori risiede soprattutto nel fatto che essa costituisce l’unica fonte per la conoscenza di frammenti successivamente andati dispersi o distrutti. Nella presente edizione vengono riportate in appendice anche le VI tavole aggiunte nella nuova edizione del 1764, finanziata da saverio Canale, con gli appunti, forse, di Francesco Bianchini, antiquario di Francesco Maria Farnese e responsabile di importanti scavi sul Palatino negli anni ’20 del ’700, che per ultimo poté studiare i “frammenti farnesiani”, prima del loro trasferimento in Campidoglio nel 1742.
Contine: Bellori 1673 G.P. Bellori, Fragmenta vestigij veteris Romae ex lapidibus Farnesianis nunc primum in lucem edita, cum notis Io. Petri Bellorii, ad Eminentiss. ac Reverendiss. Camillum Maximum S.R.E. Cardinalem, Romae 1673; e le VI tavole dell'edizione: Bellori 1764 G.P. Bellori, Ichnographia veteris Romae XX tabulis comprehensa cum notis Io. Petri Bellorii. Accesserunt aliae 6 tabulae ineditae cum notis, Romae 1764.
Bellori, il massimo storico dell’arte del Seicento italiano, nella sua lunga e versatile attività erudita fu anche un grande studioso delle antichità di cui ne divenne “commissario” per lo Stato Pontifico dal 1670 al 1694. Il suo compito, già rivestito da Raffaello sotto Leone X, fu quello di vigilare sulla dispersione del patrimonio artistico romano, sugli scavi e sui rinvenimenti, concedendo o meno licenze. Bellori si impegnò, spesso insieme a Pier Santi Bartoli, in una straordinaria opera di documentazione e pubblicazione dei monumenti della Roma antica e a lui si deve la prima edizione dei frammenti allora noti della Forma Urbis Severiana, dopo più di cento anni dal loro ritrovamento. Lavori per noi oggi preziosi perché preservano testimonianza su informazioni e reperti andati perduti nei secoli successivi, come il frammento delle Therem Trajani o quello dell'Aedis Herculis Musarum.
Abstract scientifico:
In 1673 Giovanni Pietro Bellori published the Fragmenta vestigii veteris Romae ex lapidibus
Farnesianis financed by Cardinal Camillo Massimo. This opera still represents the most
important source for the lost fragments of marble plane and it constitutes the first graphic
documentation’s analysis of the Forma Urbis Romae. The earliest drawings of the fragments
were executed on the initiative of Onofrio Panvinio, who was librarian of Cardinal
Alessandro Farnese and keeper of the fragments in the Farnese Palace in Campo de’Fiori.
In the years immediately following, Fulvio Orsini concluded the drawings of the most important
pieces (XVI schedae) and to the manuscript was give his name, Codex Ursinianus,
guarded into the Vatican Library. But this set of manuscript drawings was incomplete and
offered a several restrict possibility of circulation respect bellorian’s opera. For this reason
the Bellori’s Fragmenta is the most complete source of information of the state of the marble
fragments from the discovery, on 1562, to the end of the Seventeenth century. When
in 1742, the Farnese’s fragments were transferred to the Capitoline Museum, Giovanni
Battista Nolli and Giovanni Battista Piranesi based their arrangement of the marble pieces
exhibition largely on the plates of Bellori, reprinted in the new edition on 1764 with
addition of six plates for minor fragments with the title Icnhnographia veteris Romae XX
tabulis comprehensa cum notis Io. Petri Bellorii. Accesserunt aliae 6 tabulae ineditae cum notis.
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Nel 1673 Giovanni Pietro Bellori pubblicò l’opera Fragmenta vestigii veteris Romae ex lapidibus
Farnesianis finanziata dal Cardinal Camillo Massimo. Essa ancora rappresenta la più
importante fonte di conoscenza per i frammenti dispersi della pianta marmorea e costituisce
la prima analisi con documentazione grafica della Forma Urbis Romae. Inizialmente i disegni
dei marmi furono eseguiti su iniziativa di Onofrio Panvino, bibliotecario del Cardinale Alessandro
Farnese e custode dei frammenti a Palazzo Farnese in Campo de’Fiori. Negli anni immediatamente
successivi Fulvio Orsini concluse la rappresentazione grafica dei pezzi più importanti
(XVI schedae) e al manoscritto fu dato il suo nome, Codex Ursinianus, custodito nella
Biblioteca Vaticana. Ma tale serie di disegni manoscritti era incompleta e offriva una ristrettissima
possibilità di circolazione rispetto all’opera belloriana. Per questi motivi i Fragmenta di
Bellori sono la fonte più completa di informazioni sullo stato dei frammenti marmorei dalla
loro scoperta, avvenuta nel 1562, fino alla fine del Settecento. Quando nel 1742 i frammenti
farnesiani furono trasferiti ai Musei Capitolini, Giovanni Battista Nolli e Giovanni Battista
Piranesi basarono l’esposizione museale proprio sulle tavole di Bellori ripubblicate nel 1764
con l’aggiunta di sei tavole di frammenti minori con il titolo Icnhnographia veteris Romae XX
tabulis comprehensa cum notis Io. Petri Bellorii. Accesserunt aliae 6 tabulae ineditae cum notis.