L’Etruria Meridionale rupestre. Atti del convegno internazionale: "L’Etruria rupestre dalla Protostoria al Medioevo. Insediamenti, necropoli, monumenti, confronti"

di Aa.Vv.

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    Descrizione:

    Brossura filorefe
    16,5 x 24 cm - 1570gr

    580 pagine
    Lingua italiano


    Uno dei territori più singolari e suggestivi dell'Italia centrale è senza dubbio la zona delle necropoli
    rupestri dell'Etruria meridionale. L'incontro fra opera umana, con le sue forme evocatrici e i suoi
    tagli a volte immani, e la materia naturale così lavorata; il fascino selvaggio dei luoghi, ancora in
    parte (ma per quanto?) vergini, e il contrasto cromatico tra la vegetazione e i rossi vivi e i grigi caldi
    del tufo: l'impressione di fantastici miraggi di città del passato che sembrano sorgere tra le macchie
    dell'addensarsi delle sagome delle tombe intagliate: tutto questo rappresenta una delle più tipiche
    manifestazioni di simbiosi fra archeologia e paesaggio, che si conoscono nella nostra penisola.
    Queste parole di Massimo Pallottino, il fondatore dell’etruscologia moderna, poste ad incipit del
    volume presentano, meglio di tante altre espressioni, il tema che viene affrontato dalla
    pubblicazione. Questa preziosa eredità rupestre della civiltà etrusca che non si trova in nessun'altra
    parte dell'Italia meriterebbe di essere riconosciuta dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità. Il
    volume che presentiamo, raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale organizzato proprio nel
    cuore dell'Etruria rupestre, cioè a Barbarano Romano e Blera ed include una serie di relazioni e
    comunicazioni di autorevoli studiosi italiani e stranieri che trattano temi riguardanti la geologia e
    l'ambiente, la topografia storica, la storia, gli insediamenti, le necropoli e monumenti, l'architettura e
    ideologia funeraria dell'Etruria rupestre (San Giuliano, Blera, Tuscania, Norchia, Castel d'Asso,
    Sovana, ecc.) dalla Protostoria fino al Medioevo ma anche confronti in altre zone dell'Italia e del
    Mediterraneo come in Asia Minore, nel vicino Oriente e in Africa settentrionale. Nessun'altra zona
    dell'Etruria antica è così ricca di tombe etrusche di varia tipologia e grandezza databili fra il VII e il
    III-II sec. a.C. Solo qui è documentato il fenomeno spettacolare dell'architettura funeraria rupestre
    dal secondo quarto del VI sec. fino al III o inizio del II sec. a.C. Insieme ad altre importanti presenze
    archeologiche di età pre e protostorica, del protovillanoviano e villanoviano, dell'epoca storica
    etrusca, della fase romana, paleocristiana e medioevale. Le necropoli rupestri etrusche
    rappresentano senz'altro il culmine archeologico della Tuscia. Nessun'altra zona dell'Italia offre
    confronti validi a questo fenomeno così monumentale e impressionante al contempo
    dell'architettura funeraria rupestre. Le tombe rupestri etrusche sono anche l'espressione di una
    grande abilità tecnica ed artigianale e presuppongono un gran numero di architetti, scalpellini,
    scultori e operai semplici ben organizzati ed esperti nel lavoro di scavare le rocce vulcaniche per
    edificare intere necropoli. D'altronde le grandi necropoli rupestri riflettono anche nuove tendenze
    urbanistiche e sono situate spesso lungo le strade principali di accesso alla città. Le tombe -
    normalmente collocate in file su terrazzamenti - sono spesso ben visibili dall'altopiano della città, a
    significare che esisteva un continuo contatto visuale fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.