MONTELLA: RICERCHE ARCHEOLOGICHE NEL DONJON E NELL'AREA MURATA (1980-92 E 2005-07) - Collana: Archeologia Postclassica n. 5

di Marcello Rotili

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    Descrizione:

    Caratteristiche: pagine 424, f.to 17x24, legatura in brossura.


    Lo scavo del castello e dell’area murata del Monte di Montella, in alta Irpinia, è stato condotto dal 1980 al ’92. Dopo tre campagne di ricognizione topografica e
    indagini preliminari condotte dall’insegnamento di Archeologia medievale
    dell’Università di Bari, la ricerca è proseguita su iniziativa del Dipartimento di
    discipline storiche dell’Università Federico II e dell’insegnamento di Antichità e
    archeologia medievali. Nuove indagini stratigrafiche affidate alla responsabilità di
    Marcello Rotili e al suo gruppo di lavoro sulla scorta delle esperienze accumulate sin
    dal 1980 sono state svolte negli anni 2005-07 in rapporto all’attuazione di un ampio
    intervento di restauro e valorizzazione ambientale condotto dal 2005 al 2008 dalla
    Soprintendenza ai B.A.P.P.S.A.E. di Salerno-Avellino nell’ambito del P.O.R.
    Campania 2000-06, Progetto integrato territoriale “Valle dell’Ofantoâ€.
    La ricerca ha evidenziato che le strutture più antiche dell’area del Monte risalgono al
    VI-VII secolo quando prese forma un villaggio accentrato in seguito allo spostamento
    di nuclei di popolazione contadina dal fondovalle. L’impiego produttivo del nuovo
    insediamento d’altura risulta meglio strutturato fra VII e VIII secolo, periodo per il
    quale evidenze materiali e documentarie attestano un’azienda di tipo curtense le cui
    forze propulsive avrebbero verosimilmente contribuito alla formazione, nel IX secolo,
    di un centro fortificato con connotati microurbani. Il ruolo del nuovo insediamento
    venne quindi enfatizzato dall’attribuzione di funzioni amministrative ad un gastaldo
    dipendente dal principe longobardo di Benevento. La residenza di questo funzionario
    fu costruita nel punto più alto del Monte, ove il successivo torrione costruito dovuto all’iniziativa dei Normanni fu anche conseguenza degli effetti prodotti dal sisma del 25 ottobre 989 che danneggiò gravemente la cinta muraria e
    numerose abitazioni.
    Con la requisizione del castello e della circostante area verde nel 1293 da parte di Carlo II d’Angiò che tre anni dopo avrebbe attribuito il bene al figlio
    Filippo, principe di Taranto, si determinarono le condizioni favorevoli alla realizzazione di un ‘giardino incantato’ e conclusus strutturato su ampie terrazze
    attraversate da acquedotti e ornate da fontane. I lavori promossi a fine XIII-inizi del XIV secolo comportarono anche il restauro del donjon, il raddoppio
    della cinta difensiva del castello e la strutturazione del palatium castri.
    La ricerca ha riguardato anche le ultime fasi d’impiego del complesso monumentale individuando i tentativi di adeguarne il ridotto difensivo al
    dispiegamento delle artiglierie a polvere; e non ha omesso di considerare le trasformazioni prodotte dalla comunità religiosa che si insediò alla fine del
    Cinquecento, dopo il trasferimento, forse già alla fine del secolo precedente, nel loro palazzo di Montella dei Cavaniglia nella cui disponibilità il complesso
    del Monte era pervenuto per acquisto da Alfonso il Magnanimo nel 1445.