Le parole di Caravaggio - Alvise Spadaro - Bonanno Editore
di Alvise Spadaro
- Anno Edizione:
- 2012
- Casa Editrice:
- Bonanno Editore
- Argomento:
- Saggistica
- ISBN:
- 978-88-7796-956-9
Descrizione:
Collana: Scaffale del Nuovo Millennio
Le parole di Caravaggio verbalizzate dai documenti giudiziari sono solo la testimonianza di una realtà quasi esclusivamente romana, nella quale si trovava a vivere un giovane spericolato e intraprendente. La Roma del suo tempo, il fitto intreccio di strade la notte dove i ladri la facevano da padroni. Campo Marzio, il quartiere a sud del porto di Ripetta, tra le chiese di Sant’Agostino e San Luigi dei Francesi, la Minerva e il Corso. Roma della Controriforma pullulava infatti di sfaccendati malviventi, ladri e assassini. E quindi per farsi rispettare in un ambiente violento, oltre a girare armati di spada e pugnale bisognava mettere in mostra forza e carattere. Le offese andavano vendicate in modo energico e qualche volta anche a prezzo della vita. In questi verbali romani si rileva anche la capacità di Caravaggio di saper convivere con questa realtà difficile, e la lealtà nel rifiutarsi di far nomi per non coinvolgere nessuno, amici o nemici che fossero. Per quanto purtroppo in minor numero, la altre parole di Caravaggio, cioè quelle pronunciate al di fuori dei tribunali e riportate testualmente dai testi coevi o dalla tradizione verbale, ci mostrano invece il personaggio in tutta la sua autentica sensibilità, lo stesso che troviamo nelle «parole» che ci ha lasciate scritte col pennello nelle sue opere. Ironico nel chiamare “Monsignor insalata” lo spilorcio padrone di casa che gli propinava quotidianamente sempre e solo qualche lattuga; pronto nel cogliere un aspetto originale e poetico della cultura popolare siciliana davanti ad una statua di Antonello Gagini; incuriosito dai fenomeni di fisica nel definire Orecchio di Dionisio la latomia siracusana che da allora porterà sempre questo nome; ammirato davanti a un quadro d’altare, oggi purtroppo perduto, del pittore contemporaneo Filippo Paladini; sconfortato e quasi presago della fine imminente nel rispondere al suo accompagnatore che, per segnarsi in una chiesa di Messina, gli offriva l’acqua benedetta. Il testo è corredato da ritratti di qualcuno dei suoi amici o dei suoi nemici o dei luoghi di quella Roma turbolenta, e alcuni dei suoi quadri.