Dante day 25 Marzo 2021: verso il VII centenario della morte di Dante Alighieri

25 marzo 2021 - ore 11,22
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    Dante 2021: verso il VII centenario della morte di Dante Alighieri

    Arbir Sapientiae è lieta di unirsi ai feteggiamenti danteschi con la pubblicazione curata dal giovane Edoardo Latini che, all'ultimo anno di liceo classico, ha progettato un'immersione sinestetica nel testo dantesco attraverso le 115 miniature di uno dei più bei codici manoscritti della Divina Commedia:


    La Divina Commedia nelle miniature quattrocentesche del manoscritto per Alfonso V d'Aragona


    Edizione celebrativa in 100 esemplari numerati a mano



    Trovare modi per celebrare la figura del sommo poeta Dante Alighieri che non siano scontati o ripetitivi è davvero un’impresa ardua. Partendo dal presupposto di voler coinvolgere nel nostro progetto il più ampio numero di persone possibile ci è sembrato che l’aspetto sinestetico della sua produzione, ovvero la capacità di implicare tutti i sensi del lettore, potesse essere un punto di partenza per rinnovare il fascino della complessità della parola dantesca senza cadere nella ridondanza editoriale che da secoli circonda tutto ciò che la riguarda. E quale opera, se non la comedìa dantesca, può esprimere al meglio questa sinergia sensoriale che non finisce di stupire dopo più di settecento anni dalla sua composizione? Ecco quindi la nostra scelta di unire alla potenza del logos poetico di Dante, espresso nella Divina Commedia, la forza iconografica delle immagini miniate da due artisti del quattrocento toscano. Queste miniature sono dei veri e propri gioielli incastonati in fondo alle pagine del manoscritto acquistato da Alfonso V d'Aragona re di Napoli le quali, oltre alla funzione di impreziosire e arricchire il codice, assumono il valore di commento figurato e di apparato epesegetico. Come in una vignetta, qui l’immagine racconta l’intero canto a cui si riferisce e lo impreziosisce di colori, aiutando in una lettura diacritica e mnemonica. I due artisti infatti si fanno veicolo della rielaborazione visiva delle terzine dantesche e la esplicitano nella creazione di un canone figurativo, molto attento al rispetto filologico del testo, che permetta, in modo più veloce e semplice, di entrare in empatia con l’articolato mondo della Commedia.
    Ci sembra in questo modo di riuscire a rinnovare una suggestione che, nella sua semplicità di ricezione, potrà essere apprezzata anche da chi ha guardato finora a Dante come ad uno scrittore troppo lontano dalla propria sensibilità o troppo difficile da accostare senza competenze in esegesi dantesca. Sempre in questa prospettiva abbiamo deciso di affidare il commento e la contestualizzazione delle miniature ad uno studente impegnato nell’ultimo anno di liceo classico, certi che la sua freschezza di approccio e la sua meraviglia nel vedere una così preziosa trasposizione iconografica dei versi danteschi, rappresenti nel migliore dei modi la meraviglia di tutti noi.
    Uno dei codici più belli che già all’epoca della sua produzione, nel delicato momento di passaggio tra Medioevo e Rinascimento, stupì i contemporanei per opulenza e ricercatezza illustrativa, oggi continua a catturare e a immergere il lettore dentro una narrazione figurativa e cromatica che si struttura con straordinaria organicità e completezza nelle le tre cantiche.


    Papa Francesco: Candor lucis aeternae”, Dante “profeta di speranza e testimone della sete di infinito”

    “Profeta di speranza e testimone della sete di infinito insita nel cuore dell’uomo”. Così il Papa definisce Dante, nella lettera apostolica “Candor lucis aeternae”, pubblicata in occasione del settimo centenario della morte del sommo poeta. “In questa ricorrenza, pertanto, desidero unirmi anch’io al numeroso coro di quanti vogliono onorare la sua memoria”, scrive Francesco, ricordando che “il 25 marzo, a Firenze, iniziava l’anno secondo il computo ab Incarnatione. Tale data, vicina all’equinozio di primavera e nella prospettiva pasquale, era associata sia alla creazione del mondo sia alla redenzione operata da Cristo sulla croce, inizio della nuova creazione. Essa, pertanto, nella luce del Verbo incarnato, invita a contemplare il disegno d’amore che è il cuore stesso e la fonte ispiratrice dell’opera più celebre del Poeta, la Divina Commedia”. “Non può dunque mancare, in questa circostanza, la voce della Chiesa che si associa all’unanime commemorazione dell’uomo e del poeta Dante Alighieri”, spiega il Papa, secondo il quale “molto meglio di tanti altri, egli ha saputo esprimere, con la bellezza della poesia, la profondità del mistero di Dio e dell’amore. Il suo poema, altissima espressione del genio umano, è frutto di un’ispirazione nuova e profonda, di cui il Poeta è consapevole quando ne parla come del ‘poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra’”. “Con questa lettera apostolica – prosegue – desidero unire la mia voce a quelle dei miei predecessori che hanno onorato e celebrato il Poeta, particolarmente in occasione degli anniversari della nascita o della morte, così da proporlo nuovamente all’attenzione della Chiesa, all’universalità dei fedeli, agli studiosi di letteratura, ai teologi, agli artisti”. Oltre a citarlo nella sua prima enciclica, “Lumen Fidei”, Francesco ricorda di aver dedicato a Dante un messaggio per i 750 anni dalla nascita del Poeta, auspicando che “la figura dell’Alighieri e la sua opera siano nuovamente comprese e valorizzate”. Di qui la proposta di leggere la Commedia come “un grande itinerario, anzi come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico, il paradigma di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata a lasciare quella che Dante definisce ‘l’aiuola che ci fa tanto feroci’ (Par. XXII, 151) per giungere a una nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace, dalla felicità”. Dante, quindi, come “profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, di tutta l’umanità”. Poeta che può “anche oggi arricchire la mente e il cuore di tanti, soprattutto giovani, che, accostandosi alla sua poesia in una maniera per loro accessibile, riscontrano, da una parte, inevitabilmente, tutta la lontananza dell’autore e del suo mondo; e tuttavia, dall’altra, avvertono una sorprendente risonanza”, come lo ha definito il Santo Padre il 10 ottobre 2020, ricevendo la delegazione dell’arcidiocesi di Ravenna, in occasione dell’apertura dell’Anno Dantesco.