Celebrazioni per il Cinquecentenario della morte di Mario Equicola

12 febbraio 2025 - ore 10,55
  • logo_cinquecentenario_della_morte_di_mario_equicola_1525_2025.jpgIn occasione del Cinquecentenario della morte di Mario Equicola 1525-2025

    il centro studi Mario Equicola del Peschio di Alvito è lieto di proporre una serie di pubblicazioni delle sue opere meno note e spesso introvabili per restituire al pubblico la grandezza di questo intellettuale rinascimentale nato ad Alvito, 1470 ca. e morto a Mantova nel 1525.

    Il piano dell'opera prevede:

    M. Equicola, Nec spe nec metu
    M. Equicola, De opportunitae
    M. Equicola, Perigynaecon o De Mulieribus
    M. Equicola, De religione libellus


    ***

    A seguire diamo alcune informazioni utili per ricostruire l'attività letteraria dell'autore:

    Indicazioni bibliografiche
    sulle opere di Mario Equicola

    Varianti per le citazioni del nome dell’autore:
    − Marius Aequicola;
    − Marius Equicolus Oliuetanus;
    − Marius Aequicolus;
    − Mario Equicola;
    − Mario Equicola d’Alueto.

    Opere in lingua latina
    I. 1499 - De religione libellus e Oratio dicta Papiae, stampate insieme, probabilmente a Ferrara nel 1499.
    II. 1499 - De Passione Domini, pubblicata probabilmente a Ferrara nel 1499.
    III. 1501 - De mulieribus o Perigynecon, stampata a Mantova 1501.
    IV. 1507 - De opportunitate, dialgo sull’impresa di Ippolito d’Este, forse donata da Leonardo al cardinale con falcone, allusione al tempo e meccanismo d’orologio, stampato a Napoli nel febbraio del 1507.
    V. 1508 - Icone di Filostrato, traduzione manoscritta delle ΕแผฐκฯŒνες di Filostrato, basata sulla versione latina di Demetrio Mosco, la traduzione dell’Equicola si conserva nella Bibl. Nazionale di Parigi, ms. 7757.
    VI. 1509 - Apologia pro Gallis, libello in difesa dei francesi dopo la sconfitta subita dagli spagnoli nel 1507, stampato a Mantova nel 1509.
    VII. 1513 - Nec spe nec metu, dialgo sull’impresa di Isabella d’Etse, stampato a Mantova presso Francesco Bruschi, 1513, di cui oggi sono schedati tre esemplari: uno presso la Bibl. del Seminario Vescovile di Casal Monferrato; una nella Bibl. Teresiana di Mantova e una nella Bibl. Universitaria di Pisa.
    VIII. 1513 – Ad invictissimum Maximilianum Sfortiam, ducem Mediolani, de liberatione Italiae, epistola stampata a Roma (presso la tipografian in Campo de’Fiori di Marcello Silber) nel 1513.
    IX. 1515 - In conservazione divae Osannae Andreasiae Mantuane, orazione per la santificazione di Osanna Andreasi 1515 Bruschi Mantova.
    X. 1518 e 1519 - Ad Leonem X pont. opt. max. et christianos principes suasoria in Turcas (Mantova 1518?), tre suasoriae per la crociata contro il pericolo ottomano; solo la prima sopravvive in forma integrale: Marii Aequicolae *De bello Turcis inferendo suasoria secunda, [pars I-III], s.e., s.l., stampata probabilmente a Roma 1519.
    XI. 1519 - Dominae Isabellae Estensis Mantuae principis. Iter in Narbonensem Galliam, resoconto di viaggio stampato a Mantova da Francesco Bruschi, 1519.
    XII. 1523 - Quadragesimalium concionum liber (qui Gentilis inscribitur) sub incude reuerendi patris: ac domini Ambrosij eremitae: sacrae theologiae doctoris eximij: episcopique Lamocensis: & suffraganei Mantuani editus: ..., a cura di Vincentius Barsius e di Mario Equicola, orazione per il vescovo di Mantova Ambrogio Flandino, stampata a Venezia nel 1523.


    Opere in lingua volgare
    XIII . 1505 - Genealogia de li signori da Este principi di Ferrara, rimasta manoscritta, contenente una breve storia dei principi di Ferrara.
    XIV. 1516 (?) - Annali della città di Ferrara, conservati manoscritti nella Bibl. comunale Ariostea di Ferrara: benché attribuiti all’Equicola, sembrano strutturati su una perduta Istoria Ferrarese, citata dall’Equicola stesso, o sui Commentari, ma la copia manoscritta appartiene ad un anonimo inesperto compilatore.
    XV. 1521 - Chronica di Mantua, Francesco Bruschi, Mantova.
    XVI. 1525 - Libro de natura de amore di M.E. secretario del illustrissimo S. Federico 2. Gonzaga marchese di Mantua, stampata a Venezia, Lorenzo Lorio da Portes, 23 giugno 1525.


    Opere postume
    XVII. 1541 - Institutioni di M.E. al comporre in ogni sorte’di Rima della lingua volgare, con vno eruditissimo Discorso della Pittura, & con molte segrete allegorie circa le Muse & la Poesia, in Milano, appresso Francesco Minizio Calvo, 1541, stampata a Venezia nel 1555.
    XVIII. [?] Il novo corteggiano. De vita cauta e morale, di cui si rinvenne un esemplare (senza indicazioni d’autore, di data e d’editore) nella Bibl. comunale di Siena, che un’indicazione a penna attribuiva all’Equicola. E poiché l’Alvetano in un passo del Libro de natura de amore alludeva ad un suo libretto sul “buon cortegiano”, l’attribuzione sembrava certa e, recentemente, ha trovato molti sostenitori. Esiste un esemplare del 1530 stampato a Venezia attribuito a Girolamo Savonarola.

    Nota biografica
    Mario Equicola (1470-1525) nacque ad Alvito e si formò prima presso la corte dei Cantelmo ad Alvito e poi a Napoli dove studiò diritto, divenne discepolo di Giovanni Ponatno ed entrò a far parte dell’Accademia Pontaniana con l’appellativo di Aequicolus. In seguito all’esilio di Giampaolo Cantelmo, dovuto alla sua partecipazione alla “congiura dei baroni”, fu costretto ad andare a Roma, dove si unì alla cerchia di Pomponio Leto, e a Firenze, dove conobbe il grecista Giano Lascari.
    Roma divenne un'importante base per i suoi rapporti diplomatici, tanto che comprò una casa nei vicoli dietro Piazza San Marco, in pieno centro storico, quello che era l'antico Campo Marzio in epoca romana. Da qui curò con successo numerose ambascerie con il papa e con i maggiori esponenti politici della sua epoca, nonché tenne rapporti culturali con lo studium urbis, a Sant’Ivo alla Sapienza,  e con l'Accademia Romana.
    Ebbe il merito di sapere coniugare sempre l’amore per le lettere all’impegno per le imprese militari e per le missioni diplomatiche. Fu uomo d’azione e di pensiero, fortemente legato ai cenacoli letterari e alle contingenze politiche. Uno dei suoi primi scritti fu il poemetto dedicato all’uguaglianza delle donne, il Perigynaecon o De Mulieribus, commissionato dalla sua amica e protettrice Margherita Maloselli Cantelmo.
    Apprezzato alla corte di Ferrara, al seguito di Sigismondo Cantelmo, fu in contattato, tra gli altri, con Pietro Bembo e Ludovico Ariosto. Fu promotore editoriale di quest’ultimo che lo teneva in grande stima, tanto da citarlo nel canto XI della I edizione dell’Orlando furioso e da affidargli la vendita di alcune copie della sua opera. Il legame con gli Estensi si sancì in modo definitivo a Mantova, diventando precettore e segretario della marchesa Isabella d’Este, sposa a Francesco II Gonzaga, nonché poi segretario del figlio, Federico II Gonzaga. Notevole fu l’apporto che diede anche nelle scelte dei cicli decorativi del palazzo Gonzaga, introducendo la marchesa Isabella alla conoscenza delle Ikones di Filostrato e alla narrazione iconografica mitologica dell’arte antica.
    Tra i meriti del suo operato diplomatico alla corte dei Gonzaga vi fu l'elevazione di Mantova da marchesato a ducato.Ricevette in dono un possedimento furi la cittadina che trasformò in antiquarium, dove coltivò le passioni umanistiche, collezionando marmi antichi ed epigrafi.
    Morì nella sua casa mantovana a 55 anni, il 26 luglio del 1525, dopo un mese dalla la pubblicazione dell'opera più importante, il lavoro di tutta la vita, il Libro De natura de amore. Fu sepolto con onori nella cappella del battistero della cattedrale di Mantova dove oggi, però, non esistono più tracce del suo sepolcro. Lasciò in eredità ai suoi nipoti del ramo della famiglia Prudenzi di Alvito, i due possedimenti di Mantova, la torre alvitana con il terreno annesso e la casa romana vicino Piazza Venezia.
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