Città nuove medievali, la Toscana, l’Europa. Atti del Convegno (San Giovanni Valdarno)

di Ricci Stefania

invia la pagina per emailcondividi su Facebookcondividi su Twitter
  • Prezzo: € 26.00
    Aggiungi Carrello

    Descrizione:

    Curato da: Guidoni E. - Collana: Civitates 14 - Pagine: 208
    INDICE
    I. - Epoca ostrogota
    I.1. - L'amministrazione delle città
    I.2. - La vita nella città
    II. - Durante la Guerra Gotica
    II.1. - Le città descritte da Procopio di Cesarea
    II.2. - Città e cittadini durante la guerra
    III. - Sotto la dominazione bizantina
    III.1. - L'amministrazione delle città sotto i Bizantini
    III.2. - Le città come diocesi e il ruolo della Chiesa dopo la Guerra Gotica
    Considerazioni conclusive
    Appendice
    Bibliografia

    Abstarct
    La ricerca della dott.ssa Kayoko Tabata, Città dell'Italia nel VI secolo d.C. prende in esame gli aspetti più significativi delle città italiane nel VI secolo, utilizzando fonti contemporanee letterarie, diplomatiche, epigrafiche, unitamente alla documentazione archeologica. Si tratta, di un periodo che presenta problemi di notevole complessità, ma l'estensione della ricerca all'intera penisola e il confronto approfondito tra differenti tipi di documentazione, una notevole perspicacia nell'esegesi delle singole testimonianze e una forte capacità di sintesi hanno prodotto risultati importanti. La ricerca è divisa in tre parti, ognuna articolata in due capitoli, oltre a un'Introduzione, nella quale sono vagliati i recenti apporti delle indagini archeologiche. La prima parte (L'amministrazione delle città e La vita nelle città), è dedicata alla ricerca sulle città dell'Italia in età ostrogota, periodo per il quale è fondamentale la testimonianza delle Variae di Cassiodoro. In questo periodo l'amministrazione cittadina continua a mantenere le sue forme tradizionali come in epoca tardo-romana, e la giustizia viene amministrata dal defensor civitatis, ma, allo stesso tempo, l'introduzione di una nuova figura a livello provinciale, dotata di poteri militari e giurisdizionali superiori a quelli dei magistrati civili, ovvero il comes Gothorum civitatis, incide sostanzialmente sulle strutture delle istituzioni amministrative. La vita cittadina come tale, invece, non subì cambiamenti drastici, ma nelle lettere di Cassiodoro si intravvedono i timori per l'insicurezza dovuta principalmente agli effetti delle guerre, e si percepiscono - soprattutto nelle lettere composte durante l'epoca di Atalarico - gli effetti negativi delle nuove e più gravose misure fiscali. La seconda parte del lavoro (Le città dell'Italia descritte da Procopio di Cesarea e Città e cittadini durante la Guerra gotica) tratta il periodo della Guerra greco-gotica. Il testimone principale di quest'epoca è Procopio di Cesarea. Degli avvenimenti storici egli è spesso l'unico testimone, ed è quindi difficile verificarne l'attendibilità, ma per quanto riguarda la descrizione fisica delle città, murate e non murate, il riscontro con la parallela documentazione archeologica mostra che Procopio non è sempre attendibile o preciso, e che il suo interesse per gli aspetti amministrativi appare alquanto limitato. La terza parte (L'amministrazione delle città dopo il regno ostrogoto e Le città come diocesi e il ruolo della Chiesa dopo la Guerra gotica) è dedicata allo studio dell'Italia dopo la Guerra greco?gotica. I Bizantini non sembrano aver intenzionalmente introdotto mutamenti profondi nell'amministrazione cittadina, tranne, forse, nel caso della Sicilia, dove, per il suo aggancio più stretto alla capitale, più spesso emergono indizi di nuovi ordinamenti, ma il continuo stato di guerra, che determinò alla fine la creazione di una frontiera all'interno della penisola italiana, costrinse a introdurre nuovi magistrati. I comites, i magistri militum e i duces spesso cominciarono a sostituire, tranne che a Roma, i magistrati civili, la cui presenza nelle fonti diviene meno frequente. In questo capitolo si dimostra anche come in Italia la Chiesa e i suoi vescovi, considerati spesso coinvolti nell'amministrazione civile a livello cittadino, abbiano ricoperto in questo ambito un loro ruolo, ma non così significativo da essere paragonabile a quello svolto nell'area orientale dell'Impero. Contrariamente a quanto si pensa generalmente, non fu la presenza dei vescovi a garantire la continuità degli insediamenti urbani, ma fu piuttosto, al contrario, lo stato delle città a condizionare la continuità delle sedi episcopali. Completano la ricerca le Conclusioni, un'Appendice (Città e alcuni toponimi nelle opere di Gregorio Magno) e una ricca e aggiornata Bibliografia. In conclusione, nel corso del VI secolo le città italiane perdettero progressivamente il tradizionale sistema di amministrazione, e il potere militare invase spesso - salvo il caso di Roma, dove c'era ancora il praefectus urbi e funzionava il senato - la sfera amministrativa e giurisdizionale, ma si è ancora lontani dalla formazione della città medievale. La ricerca della dott.ssa Tabata si raccomanda per la scelta del soggetto, la serietà e il rigore metodologico con cui sono affrontati problemi complicati e controversi, lo scrupoloso controllo autoptico dei luoghi e dei monumenti. Dotata di un forte spirito critico, la studiosa sottopone al vaglio di una riflessione dissezionatrice ogni dato delle fonti, senza però cadere nell'agnosticismo, ma mantenendo comunque un'apprezzabile cautela contro le generalizzazioni e le banalizzazioni. Il lavoro merita dunque grande considerazione e una valutazione del tutto positiva, e ne raccomandiamo la pubblicazione nelle Memorie. Girolamo Arnaldi Lellia Cracco Ruggini Andrea Giardina Umberto Laffi