Museo e territorio Atti del V convegno Velletri 17-18 novembre 2006

di Angle Micaela, Germano Anna (a cura di)

invia la pagina per emailcondividi su Facebookcondividi su Twitter
  • Prezzo: € 25.00
    Aggiungi Carrello

    Descrizione:

    pp.256 Il volume raccoglie le relazioni presentate nel corso della quinta edizione del convegno "Museo e Territorio". Rispecchiando l'articolazione delle due giornate di studi e l'ordine degli interventi, presenta una prima parte dedicata al tema delle lastre architettoniche convenzionalmente conosciute come lastre "Campana", dal nome del marchese G.P. Campana che per primo cominciò a collezionarle e catalogarle, dando un notevole impulso al loro studio. Una serie di contributi relativi a lastre fittili provenienti da specifici contesti, offre l'occasione per una carrellata sui principali aspetti e problemi correlati a questa classe di materiali, quali i sistemi di produzione, i temi figurativi, diffusione e cronologia. La scelta dell'argomento è legata alla collezione di lastre "Campana" del Museo Civico di Velletri, arricchita da una recente donazione di cui diversi interventi evidenziano lo straordinario interesse. La seconda parte del testo, in sintonia con il tema generale del convegno "Museo e Territorio", offre un aggiornamento sulle ricerche archeologiche e una panoramica delle più recenti attività museali, svolte nel contesto dell'area castellana. La prima delle due giornate di studi del Museo Civico Archeologico "Oreste Nardini" di quest'anno è dedicata alle terrecotte architettoniche che si affermano fra la tarda repubblica e il primo impero convenzionalmente note come lastre "Campana" dal nome del marchese G. P. Campana, il proprietario della più cospicua collezione privata di tale genere di rilievi e autore del relativo catalogo pubblicato nel 1842. La scelta del tema si lega alla recente donazione al museo di un consistente nucleo di lastre fittili dalla collezione Pellegrini, di cui potremo apprezzare lo straordinario interesse. Questo mio intervento non vuol essere altro che una breve introduzione alle relazioni della mattinata, facendo una veloce carrellata sui principali aspetti e problemi inerenti alla produzione delle lastre Campana. Agli inizi del XX secolo H. von Rohden, con la collaborazione di H. Winnefeld, realizza un vero e proprio corpus di questa classe, raccogliendo, descrivendo e in parte fotografando il materiale sparso nelle varie collezioni private e musei europei, ordinandolo per temi e tentando di proporne una linea di sviluppo cronologica su base meramente stilistica. Più di mezzo secolo dopo la pubblicazione di quest'opera ancor oggi fondamentale, A. Borbein riesamina alcuni soggetti secondo un'ottica strettamente storico-artistica. Successivamente le lastre Campana hanno attirato l'attenzione di vari studiosi, che si sono dedicati a pubblicazioni di terrecotte provenienti da contesti specifici, da musei o collezioni universitarie, a ricerche su specifici temi figurativi, a indagini sui sistemi di produzione, sulla funzione, cronologia, diffusione, tipologia delle attestazioni, a proposte di ricostruzione dei programmi figurativi e della loro lettura iconologica. Nel corso dell'ultimo secolo della repubblica le lastre Campana di diversa forma e funzione caratterizzate da una decorazione prevalentemente figurata di tipo mitologico-narrativo si sostituiscono alle tradizionali terrecotte del sistema decorativo etrusco-italico caratterizzate da un'ornamentazione prettamente geometrica e fitomorfa. Gli esemplari più grandi vantano un'altezza di 76 cm e una larghezza di 62 cm, i più piccoli raggiungono i 24 cm di altezza e i 35-40 cm circa di larghezza. Considerando la tipologia delle lastre, tradizionalmente si distinguono lastre di rivestimento (figg. 1-2), di coronamento (o di sovrapposizione) (figg. 3-4), sime (di gronda e di falda) (figg. 5-7), cimase (fig. 8), oltre che antefisse (fig. 9). La funzione delle lastre di coronamento, lastre da interni per eccellenza, non è del tutto chiara: si è proposto che fossero utilizzate come chiusura superiore, appunto di coronamento, di una parete rivestita da pittura o stucco, in cui il listello d'incastro ne consentisse l'inserzione, o come elementi per la composizione di un hyperthyrum. Un suggerimento nella comprensione della funzione di queste lastre può venire da alcune pitture parietali pompeiane, le quali riproducono fregi figurati non alla sommità della parete, ma a metà o a due terzi dell'altezza, a separare la parte bassa e mediana della decorazione da quella più alta. A questo proposito un precedente delle lastre di coronamento è costituito dai fregi fittili di Fregellae, che F. Coarelli imamagina inseriti in un sistema di I stile. L'inizio della produzione va con ogni probabilità riportato alla metà circa del I secolo a.C., ma è in età augustea che la produzione raggiunge la sua acmé e si rileva la più compiuta elaborazione del ricchissimo repertorio figurativo. Pur con qualche discontinuità, le terrecotte Campana continuano ad essere prodotte per tutto il I secolo d.C. e fino all'età adrianea, certamente non oltre la metà del II secolo d.C. Ricavate da matrici, e spesso arricchite da una vivace policromia, le lastre fittili offrono il destro ad una facile riproducibilità; frutto di un artigianato di alta qualità ma pur sempre produzione di serie, esse vanno ricollegate all'attività della manifattura laterizia, come dimostra l'identità dei bolli attestati dalle lastre stesse (trenta-quaranta in tutto) presenti su tegole, mattoni e a volte ceramica pesante. La gran parte dei bolli si data tra la fine dell'età repubblicana e la prima età imperiale, i più tardi, attribuibili alla seconda metà del I secolo d.C. e all'età adrianea, sono attestati quasi esclusivamente su sime decorate con pantere e tirso disposte ai lati di un kantharos centrale e concluse da palmette e colonnine (fig. 10). Se si considerano gli edifici di carattere sacro, si rileva che lastre Campana di rivestimento erano utilizzate nell'apparato decorativo degli ambienti accessori, come ad esempio portici o altre strutture, dei templi restaurati in epoca augustea o di nuova edificazione come il tempio di Apollo Palatino, un complesso questo caratterizzato da un ben determinato programma politico e religioso, come ha messo ben in rilievo l'importante lavoro di M.J. Strazzulla. Le terrecotte sono impiegate negli edifici con funzione civile e nei monumenti funerari, ma è certamente nelle residenze private, domus e villae, che esse trovano più largo impiego. Sono soprattutto gli horti e le villae di proprietà dell'aristocrazia senatoria o della famiglia imperiale ad essere chiamate direttamente in causa, là dove la scelta dei temi raffigurati e la loro associazione si rivela non casuale, ma legata a precisi orientamenti. Vari potevano essere i criteri adottati nella composizione delle lastre: dalla ripetizione di tipi identici all'alternarsi di varianti diverse del medesimo tipo, dall'accostamento di soggetti diversi ispirati ad una tematica comune alla creazione di cicli o fregi continui. Raro ma tuttavia testimoniato è l'impiego di lastre singole. L'area di diffusione concerne soprattutto Roma, il Lazio e tutta la fascia centrale e tirrenica. Le presenze sono tuttavia estese all'Italia settentrionale, con particolare riferimento alla Venetia romana. In generale nelle aree periferiche si distinguono importazioni dirette di matrici urbane o di prodotti finiti, rielaborazioni locali di modelli (e matrici) urbani e infine vere e proprie produzioni locali. Una recente indagine ha rilevato una documentazione di lastre Campana in Campania più diffusa di quanto si immaginava (Cuma, Capua, Puteoli, Eclano, Ercolano e anche Pompei). Particola¬rmente rilevanti sono le evidenze da Cuma, riferibili, a quanto pare, sia a strutture dell'area sacra del santuario di Apollo sull'Acropoli, sia ad edifici gravitanti nell'area del Foro. Le testimonianze della Campania si vanno ad aggiungere a quelle già note in alcune località della Lucania e dell'Apulia. In Apulia emerge il nuovo dato delle fornaci romane di Giancola, presso Brindisi: nella piena età augustea, esse hanno prodotto tegole bollate da una coppia di quattuorviri quinquennales e terrecotte architettoniche raffiguranti un'aquila nell'atto di afferrare con gli artigli i fulmini di Giove, forse destinate ad un edificio pubblico. Produzioni locali di terrecotte imitanti modelli urbani, talvolta insieme con lastre importate, sono venute di recente alla luce in Umbria (ad Assisi, a Collemancio di Cannara), nel Piceno (a Offida e Cupramarittima), in Etruria (a Sarteano, a Fontiloro, presso Veiano - Viterbo, a Ossaia - La Tufa, Cortona, ma anche l'Etruria marittima centro-settentrionale). In Sardinia il tempio augusteo di Antas, nella zona sud-occidentale dell'isola, ha restituito lastre fittili, antefisse e gocciolatoi importati da botteghe urbane. Anche per quanto riguarda le testimonianze della presenza di lastre Campana fuori dei confini italiani, le più recenti acquisizioni tendono a mutare il quadro d'insieme di cui fino a qualche tempo fa si disponeva. Numerose lastre Campana sono state rinvenute a Tarragona e nella Tarraconense, mentre nella Narbonense almeno tre ateliers - Saint-Just, Ardèche; Caumont-sur-Durance, presso Cavaillon, Vaucluse; Saint-Lambert presso Fréjus, Var - attivi in età augustea sono caratterizzati da una produzione diversificata di ceramica italica, ceramica comune, anfore vinarie, materiali da costruzione e lastre Campana che riproducono cartoni e matrici importati dall'Italia. Poco tempo fa un atelier di lastre Campana è stato individuato nel Peloponneso nel sito ellenistico di Dymé. Alla luce di quanto osservato fin qui, sarebbe necessario un aggiornamento delle carte di diffusione delle lastre Campana da me redatte venticinque anni fa, sia quella complessiva, che peraltro teneva conto solo dell'Italia, sia quelle per tipologia di edifici. Non rientrano nella classe delle lastre Campana, ma in qualche modo sono loro apparentati, alcuni rilievi fittili tardorepubblicani accomunati da uno stile proprio della tradizione italica; intendo riferirmi al rilievo rinvenuto a Pratica di Mare, e a quello più noto dalla via Cassia con la raffigurazione di un condottiero romano nell'atto di risollevare la personificazione di Roma, cui di recente si sono aggiunte altre testimonianze. Nelle lastre Campana si riflette un patrimonio figurativo che non trova confronto nel panorama delle opere di arte figurativa contemporanee e che in gran parte è ispirato al mito greco, con ampia rappresentazione dei miti degli eroi e degli dei, Dioniso in particolare. Alcuni dei cicli figurativi del mito possono essere interpretati in chiave iconologia in quanto allusivi a realtà storiche e politiche contemporanee. Altri tipi di lastre di gusto narrativo rappresentano aspetti e momenti vari del vivere romano (aus der römischen Leben come scriveva il von Rohden), quali le corse di carri e le venationes nel circo, le processioni trionfali, le raffigurazioni teatrali, accompagnati da una preponderanza degli sfondi architettonici e degli elementi paesistici. A questo proposito non vanno dimenticati rilievi raffiguranti paesaggi nilotici inquadrati da una struttura architettonica. Le terrecotte Campana mostrano paralleli, quanto ai metodi e agli schemi compositivi, con i rilievi marmorei, con le pitture e con altri generi dell'artigianato, quali la toreutica, la ceramica fine da mensa, gli stucchi ecc. In definitiva la produzione delle lastre Campana è influenzata principalmente dal classicismo neoattico, ma anche dall'ellenismo di derivazione alessandrina e pergamena, da motivi e caratteri della tradizione italica. Stefano Tortorella Sapienza. Università di Roma INDICE BRUNO CESARONI - Sindaco di Velletri VINCENZO MARIA VITA - Assessore alla Cultura della Provincia di Roma I GIORNATA - STUDI SULLE LASTRE CAMPANA Introduzione STEFANO TORTORELLA La collezione delle lastre Campana del Museo del Louvre. Introduzione al catalogo in preparazione GIANPAOLO NADALINI Lastre Campana. Dalla villa di Punta Eolo a Ventotene STEFANO TORTORELLA Lavinium: Decorazioni architettoniche in laterizio dalla città e dal territorio MARIA FENELLI, ALESSANDRO M. JAIA Una lastra con scena di battaglia da via della Cecchignola ALESSANDRA GHELLI Terrecotte Campana da Privernum MARGHERITA CANCELLIERI Lastre Campana dalle pendici del Campidoglio GIOVANNA ROSSINI Le lastre Campana del Museo civico di Velletri: nuclei di provenienza e iconografia CHIARA CIAMPI Iconografia delle Lastre Campana della donazione Pellegrini e nuove ipotesi sulla cosiddetta Villa degli Ottavi TIZIANA CECCARINI, ALESSANDRA CAREGNATO, FRANCESCA VINCIOTTI Elementi egittizzanti e orientali nelle Lastre Campana della Collezione Pellegrini ROBERTA PETRILLI Le Lastre Campana: considerazioni conclusive MARIA JOSÈ STRAZZULLA II GIORNATA - STUDI E RICERCHE Ultimi rinvenimenti nella città e nel territorio di Velletri MICAELA ANGLE Indagini archeologiche a Velletri, Piazza Caduti sul lavoro. Campagne di scavo 2005-2006 CRISTIANO MENGARELLI, ELISA MAOLA Armi protostoriche rinvenuto nel territorio di Albano PINO CHIARUCCI Il sarcofago romano prospiciente la Chiesa Collegiata di Lanuvio: storia e conservazione LUCA ATTENNI, MATILDE MIGLIORINI Il Museo Archeologico di Valmontone e Palazzo Doria Pamphilj MARZIA PICCININNO Il museo della città e il complesso archeologico del Barco Borghese a Monte Porzio Catone (RM) MASSIMILIANO VALENTI Progetto didattico: Scuola e Museo sulle tracce della Storia ANNA GERMANO, MARCO PALONE Abbreviazioni