DE AQUA. Sulle proprietà dell’acqua e sui metodi di captazione in epoca romana. La diottra di Erone

di Giuseppe Nocca

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    Descrizione:

    Le scelte progettuali per la realizzazione degli acquedotti romani dovevano essere precedute da una serie di valutazioni della qualità dell’acqua da prelevare alla sorgente, al fine di non vanificare l’opera al termine dei lavori. Numerosi autori romani affrantano il problema della salubrità dell’acqua da bere, in particolare Vitruvio (I sec. a.C.) individua alcuni elementi significativi per valutare le qualità chimiche delle acque sorgive. Una prima osservazione effettuata dall’architetto romano era la vivacità dei colori (coloribus nitidis) delle popolazioni che assumevano alcune acque di fonte; a seguire la valutazione dello stato di salute (corporibus valentibus) di coloro che abitualmente utilizzavano alcune acque di sorgente. Sull’abilità e sull’efficienza degli antichi romani in merito all’approvvigionamento idrico dei piccoli e grandi centri urbani molto è stato scritto nel tempo e autori come Frontino e Vitruvio sono stati ampiamente divulgati attraverso lo studio dei resti archeologici che offrono conferma di quanto fosse stato teorizzato. Il grande problema, non sufficientemente indagato dalle fonti, è quali fossere le conoscenze topografiche e meccanicahe necessarie per realizzare opere di tale complessità e onerosità. La traduzione italiana degli scritti di Erone e la descrizione della diottra in ogni sua parte aprono una nuova pagina nell’analisi delle metodologie utilizzate dai Romani, consentendoci di chiarire molti aspetti inediti.

    Giuseppe Nocca, docente di Tecnologia degli Alimenti presso il Bio Campus di Latina, ha intrapreso da tempo un lavoro di indagine retrospettiva sui testi classici alla ricerca di connessioni tra l’archeologia, la nutrizione e l’antropologia. La sua visione olistica dell’archeonutrizione gli ha consentito di ritrovare le radici profonde tra l’attuale stile alimentare e il lungo cammino di adattamento dell’uomo alle disponibilità di cibo attraverso il perfezionamento di strategie sempre più idonee ai bisogni metabolici. Le sue competenze di agronomo, di nutrizionista e di cultore delle lingue classiche sono un valido ausilio per questo nuovo campo di indagine.