AEDES IN TELLURE. Dalla pianta marmorea severiana alla sede della Prefettura Urbana - Antonio Insalaco - con prefazione di Lucrezia Spera (IRAW 27)
di
- Anno Edizione:
- 2025
- Collana/Rivista:
- IRAW - Italian Research on Ancient World
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Archeologia e tutela del patrimonio archeologico - Saggi e Ricerche
Descrizione:
La ricerca qui presentata si è posta l’obiettivo di localizzare la
sede centrale della Prefettura Urbana. In seguito al definitivo
allontanamento dalla città della corte imperiale, le competenze
amministrative e giudiziarie della Roma tardoantica
finirono per concentrarsi interamente nelle mani del praefectus Urbi,
divenuto così il governatore dell’Urbe in nome dell’imperatore: localizzare
la sede di tale magistratura, pertanto, significa individuare il più
importante centro di potere della città in quel periodo. Le fonti ricordano
tale sede nelle immediate adiacenze del Tempio di Tellus: la localizzazione
del quale, peraltro, si presenta tuttora controversa. La ricerca
si è concentrata, dopo un’attenta rilettura di tutte le fonti disponibili,
sulla pianta marmorea severiana: in particolare sul frammento 672,
in cui compare la planimetria di due edifici templari accompagnata da
una lacunosa didascalia toponomastica, integrabile peraltro come “aedes
in Tellure”. La ricollocazione del frammento nell’ambito della pianta
marmorea ha consentito di individuare la sede centrale della praefectura
Urbana, proponendone altresì una nuova ipotesi ricostruttiva.
Antonio Insalaco è Curatore
Archeologo presso la Sovrintendenza
Capitolina dal
2005, ove è attualmente responsabile
dei Monumenti Antichi e delle Aree
Archeologiche nel territorio di alcuni
Municipi del Suburbio; in precedenza,
ha svolto il ruolo di responsabile
del Museo della Civiltà Romana. Anteriormente
a tali incarichi ha svolto
servizio nella Direzione Regionale
Cultura della Regione Lazio ove,
all’interno dell’Ufficio Musei Archivi
e Biblioteche, è stato responsabile del
Servizio Musei Civici Archeologici: in
tale ruolo ha curato diversi progetti e
interventi sul patrimonio museale regionale,
realizzati d’intesa con l’allora
Soprintendenza Archeologica del
Lazio. Proprio durante tale periodo,
in particolare fra il 2003 e il 2005, ha
maturato una importante esperienza
relativamente al recupero ed alla musealizzazione
di Palazzo Silvestri Rivaldi,
da cui la ricerca qui presentata
ha tratto spunto. In precedenza, ha
seguito e coordinato diverse indagini
archeologiche, tra le quali si ricorda
in questa sede solo quella che ha messo
in luce il sito del “vicus Caprarius”.
Di tale sito non ha curato solo lo scavo
– comunicandone da subito i risultati
nella monografia “La città dell’acqua.
Archeologia sotterranea a Fontana di
Trevi” (Milano 2002) – ma anche la
musealizzazione, che rappresenta tra
l’altro un esempio di sinergia pubblico/
privato. È autore di numerosi testi,
fra articoli su riviste scientifiche e
contributi in opere collettive, fra cui
si ricorda in questa sede solo lo studio
“Rilettura di un gruppo di frammenti
della Forma Urbis”, in “Caelius
I. Santa Maria in Domnica, San Tommaso
in Formis e il Clivus Scauri”
(Roma 2003): esso infatti è dedicato
alla pianta marmorea severiana, tema
centrale della ricerca qui presentata.