Il ’grande musaico’ di Alessandro Magno a Pompei - Antonio Niccolini (QNBP, 15) - a cura di L. Garcia y Garcia
a cura di Laurentino Garcia y Garcia
- Anno Edizione:
- 2024
- Collana/Rivista:
- Quaderni di Nova Bibliotheca Pompeiana
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Pompeianistica, archeologia e storia della Campania antica
- ISBN:
- 979-12-81427-60-0
Descrizione:
Era il 24 ottobre 1831 quando a Pompei, dove si scavava ormai già da quasi un secolo, comparve sotto le pale e i picconi degli scavatori il primo lembo di quello che era destinato a ricevere il nome di “Gran Musaico”. Quattro mesi dopo, nel febbraio 1832, Goethe ricevette una lettera dell'amico Wilhelm Zahn, il quale gli annunciava che nella casa di Pompei era stato completamente riportato alla luce un mosaico più bello di tutti gli altri ritrovati fino ad allora, e che anzi si poteva considerare come uno tra i capolavori dell'antichità: "Il presente e il futuro non potranno giungere a dar giusto commento di una tal meraviglia dell'arte e dovremo sempre ritornare, dopo aver spiegato e studiato, al semplice, puro stupore".
La scena illustrata è quella di una battaglia tra Alessandro e Dario III e, seppure i due condottieri si siano affrontati più volte, prima a Isso (333 a.C.) e poi a Gaugamela (331 a.C.), la tradizione e alcuni dettagli, come le aste lunghissime dei macedoni e la testa nuda di Alessandro, riconducono l'opera a quella di Isso.
Il mosaico, realizzato con circa un milione e mezzo di tessere, copriva un’estensione pavimentale di 5,82 m x 3,13 m. Fu commissionato probabilmente dai proprietari della casa pompeiana, per sottolineare qualche rapporto con il re macedone. Probabilmente era una copia del dipinto eseguito dal pittore greco Filosseno di Eretria. Un'altra teoria, meno accreditata, afferma che potrebbe essere stato un originale mosaico ellenistico saccheggiato dalla Grecia e portato a Roma. Nel settembre del 1843 il mosaico fu trasferito nel museo archeologico di Napoli, grazie all’ operazione di distaccamento progettata da Antonio Niccolini.