De Bello Aziendalo - Mario Andrea Sarasso (Liber secunsus Procurationis Schola Excelsa)

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  • Prezzo: € 20.00
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    Descrizione:

    In 8°, bross. edit., copertina  340 pp., su carta avoriata martellata con bandelle

    Un gruppo organizzato economico, quale una azienda o
    qualsiasi gruppo sociale o istituzione, non è un luogo
    di riposo. È un’arena. Certo, senza polvere, sangue e
    urla degli spettatori, ma sempre un’arena, con tanto di
    umiliazioni ed espulsioni, pollici versi, derisioni, acclamazioni,
    corone di alloro, carri trionfali o strangolamenti in galera. Gli
    ingenui che a loro discolpa possono produrre l’educazione ricevuta
    basata su una letteratura e una narrazione che li ha eticamente disorientati,
    ritengono che la guerra aziendale sia solo una guerra contro
    la concorrenza, contro i limiti tecnologici e organizzativi. E, in effetti,
    tutta la letteratura del management è finalizzata sul come condurre bene
    i propri eserciti per portare guerra sul mercato contro la concorrenza,
    diminuire i costi, aumentare la produttività, aprire nuovi mercati,
    progettare nuovi prodotti, introdurre nuove tecnologie, gestire i mezzi
    finanziari, manipolare gli strumenti societari, eludere le tasse. Questi
    compiti per gli uomini di potere non sono che strumenti per il raggiungimento
    del loro fine: il potere, lo status sociale, la ricchezza. Andando
    a rileggere attentamente il lascito letterario di Giulio Cesare, le sue biografie
    antiche e moderne, si vede come questo personaggio immortale,
    simbolo del potere e della romanità, abbia utilizzato la guerra gallica
    per acquisire meriti bellici al solo fine di ottenere il potere in Roma.
    Una guerra che se l’è andata a cercare proprio per questa finalità. Meriti
    poi non riconosciuti, tanto da doverli ottenere con la guerra civile contro
    Pompeo. Perché la guerra più importante non è quella da condurre
    da generale gestendo i dipendenti per le vittorie dell’azienda; è quella
    da condurre per diventare generale. E poi generale sempre con più
    stellette, a capo di sempre più numerosi eserciti. Mai dimenticando che
    in azienda, con le regole civili che impediscono l’uso della violenza, il
    potere non si ottiene, ma viene concesso. E per questo è necessario
    studiare, entrare nei meccanismi delle lotte, analizzare e dedurre. Sempre
    con l’aiuto, o perlomeno senza la contrarietà, della Dea Fortuna.



    Il De bello aziendalo è il secondo
    volume della Procurationis Schola
    Excelsa, una proposta di scuola
    “latina†che si contrappone alla
    consolidata internazionale scuola
    “anglosassone†in materia di management.
    Non solo. Si contrappone anche
    a un’ipocrita narrazione perbenista del
    management aziendale, impregnato di
    regole etiche e di modelli virtuosi per
    la gestione delle risorse. Una letteratura
    anglosassone che spazia dai testi profondamente
    professionali delle prestigiose
    università statunitensi al ciarpame di improvvisati
    guru da bancarella delle stazioni
    ferroviarie. Tutti focalizzati sul come
    gestire “eticamente†i dipendenti. Nessuno
    focalizzato (nemmeno un accenno…)
    sul come si raggiunge quel ruolo che gestisce
    i dipendenti. Una proposta che ha
    l’obiettivo di sgretolare i luoghi comuni
    e il pensiero omologato del liberismo