Il nuovo Centro di Ricerca Interdisciplinare sull’Economia del Vicino Oriente antico (CRIEVOA) - (SUD, 4)

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    Descrizione:

    Atti della Giornata di studio (Messina, 29 novembre 2022) - a cura di P. Notizia – A. Rositani – L. Verderame

    In 8°, 270 pp. ill.ni b/n e a coll.

    Collana - SUD. Altri Studi Assirologici Messinesi

    “Sud. Altri Studi Assiriologici Messinesi” is a new
    series of Assyriological monographies, which joins
    its mother “Nisaba. Studi Assiriologici Messinesi”.
    The latter one, now returned to Messina, after a
    brief stay in Winona Lake, is intended to publish
    the edition of new cuneiform tablets, the former one
    to publish Assyriological studies of various content.


    Tavola dei contenuti

    RINGRAZIAMENTI
    ABSTRACTS

    Giuseppe Ucciardello
    Introduzione. Il nuovo Centro di Ricerca interdisciplinare sull’economia del Vicino Oriente antico (CRIEVOA)

    Pierluigi Ciocca
    Ricchi/Poveri. Uno schema e i suoi limiti

    Giovanni Iuzzolino
    Cosa è nata prima? La moneta o la finanza?

    Francesco Pomponio
    I contratti di Fāra

    Lorenzo Verderame
    La povertà nell’antica Mesopotamia. Prolegomeni a un tema di ricerca negletto

    Odoardo Bulgarelli
    Ricchezza e Povertà negli archivi della Mesopotamia. Ruolo delle Istituzioni e dei privati (IV-inizi II millennio a.C.)

    Daniele Castrizio
    Contare moneta o pesare moneta?

    Mariangela Puglisi
    L’uso del bronzo in Sicilia. Dal metallo pesato al metallo monetato (XIII - V secolo a.C.)

    Licia Romano
    Città d’acqua. La gestione delle acque all’interno dei siti sumerici del III mill. a.C.


    Matteo Vigo
    Economia e amministrazione nell’Anatolia ittita: una panoramica

    Andrea Rebecca Marrocchi Savoi
    Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: studio preliminare sull’identità e l’attività creditizia di Ur-Šulpa’e a Nippur

    Annunziata Rositani
    Pubblico e privato nell’economia del periodo paleo-babilonese

    Annunziata Rositani
    Conclusioni


    ABSTRACTS

    Ricchi/Poveri. Uno schema e i suoi limiti
    Pierluigi Ciocca – già Banca d’Italia
    Fino al capitalismo moderno la determinante dell’arricchimento di pochi non è
    stato il profitto, ma il potere: militare, religioso, politico, amministrativo. Alle classi
    subalterne non era possibile migliorare la propria misera condizione. Nell’antico
    Vicino Oriente il potere era fondato sull’assetto palazzo-tempio prevalente nella
    società. Ma la ricerca recente ha documentato persino in quella economia una
    tendenza della componente privata a emergere e forse a crescere. La questione
    cruciale è se i rapporti privatistici, di domanda/offerta, nel tempo incisero sulla
    distribuzione degli averi, altamente sperequata, limitando le risorse prelevate a
    scapito dei lavoratori attraverso il potere esercitato da re, sacerdoti, soldati,
    funzionari.

    Cosa è nata prima? La moneta o la finanza?
    Giovanni Iuzzolino – Banca d’Italia
    L’articolo propone uno spazio di riflessione comune tra l’Assiriologia e gli
    studiosi di economia monetaria e finanziaria. Tale spazio viene individuato nella
    questione dell’assenza di moneta coniata nelle civiltà del Vicino Oriente antico,
    nonostante la diffusa presenza di strumenti e istituzioni creditizie e finanziarie.
    Dopo aver precisato gli ambiti terminologici e metodologici all’interno dei quali
    si giustifica la plausibilità della domanda se sia nata prima la moneta oppure la
    finanza, vengono delineate tre possibili risposte alla questione di partenza: (1) i
    Sumeri non coniarono la moneta perché, a differenza dei “Greci” incapaci di
    “pensare” in termini sufficientemente astratti; (2) i Sumeri non ne avevano bisogno
    perché, nel loro mondo e con il loro modo di contare e pagare, la finanza, funzionava
    benissimo con forme di moneta molto diversa da quella coniata; (3) i Sumeri
    utilizzavano forme di moneta con caratteristiche già molto vicine a quella della
    moneta coniata.

    I contratti di Fāra
    Francesco Pomponio – già Università degli Studi di Messina
    I contratti di compravendita, che riguardano solo beni immobili (lotti agricoli e
    abitazioni), da assegnare al periodo ED IIIa (2.600-2.450 a.C.), ammontano a una
    sessantina, con l’aggiunta di pochi contratti di donazioni, pure di immobili. Solo 13
    di essi provengono dagli scavi della DOG di Berlino sul sito dell’antica Šuruppak,
    moderna Fāra, nella Babilonia centrale (anni 1902-1903), ripartiti tra i Musei di
    Berlino e di Istanbul; tutti gli altri contratti vengono da scavi non ufficiali e sono
    conservati in una trentina di differenti collezioni pubbliche e private.
    Molte informazioni economiche sono fornite da questo ristretto numero di
    documenti. Una loro caratteristica è il numero e la varietà delle forme di pagamento
    che doveva versare il compratore, i primi quattro ai venditori, di norma più di uno,
    il quinto ad altri personaggi, “venditori secondari”, spesso parenti dei primi, e il sesto
    a funzionari che partecipavano alla transazione, “lo scriba del campo” e “il fattore
    confinante” per i campi, “il maestro che misura la casa” e l’“araldo della strada” per
    le case. I beni dei vari pagamenti sono, per il “prezzo”, la “eccedenza” e le parcelle
    dei funzionari, quantità di rame o di argento; per il “dono” e le altre assegnazioni,
    quantità di orzo e di lana, tessili e vettovaglie: pani, focacce e due tipi di zuppe. Nel
    corso della redazione di questi contratti sembra avvenuto il passaggio dal rame
    all’argento con funzione pre-monetale.
    Una tabella con tutti i dati dei 61 testi conclude l’articolo.

    La povertà nell’antica Mesopotamia.
    Prolegomeni a un tema di ricerca negletto
    Lorenzo Verderame – Sapienza Università di Roma
    Il presente contributo è dedicato alla povertà nell’antica Mesopotamia. È questo
    un tema poco o per nulla trattato negli studi assiriologici e, in generale, del Vicino
    Oriente antico. Lo scopo di questo studio è dunque quello di offrire una panoramica
    generale sull’argomento con l’obiettivo di stimolare ulteriori ricerche. A tal fine si
    presenta, in principio, una rassegna delle definizioni del termine povertà e degli studi
    sull’argomento. Successivamente si discute il lessico sumerico e accadico che denota
    la povertà e l’uomo povero e il suo opposto, la ricchezza e l’uomo ricco. Si
    analizzano alcuni aspetti centrali legati alla povertà intesa come mancanza (di cibo,
    di proprietà, di igiene) e la conseguente ricerca del povero e l’invidia verso il ricco.
    Una sezione a parte è dedicata alle tensioni sociali legate alla povertà. Nelle
    conclusioni, si propongono delle prospettive di ricerca per futuri studi.

    Ricchezza e Povertà negli archivi della Mesopotamia.
    Ruolo delle Istituzioni e dei privati (IV-inizi II millennio a.C.)
    Odoardo Bulgarelli – già Banca d’Italia
    Il lento esaurirsi di una società egalitaria fu accompagnata, in Mesopotamia, dalla
    graduale nascita di una nuova, e molto più avanzata, civiltà. Giunta a maturazione
    nella seconda metà del IV millennio a.C., cesserà sul finire del I millennio a.C. Vere
    Gordon Childe la ritenne, nel 1950, “The Urban Revolution” (… ma, forse, fu di
    più!).
    Con quell’evento epocale, nascevano le prime città e la scrittura. Il Paese divenne
    di tipo accentrato su tempio e palazzo che disponevano della terra, dei mezzi di
    produzione e dell’allevamento. Si introdusse il lavoro obbligatorio (corvée) a favore
    dello Stato e venne strutturandosi il lavoro diversificato (funzionari, lavoratori
    agricoli, artigiani, ecc.).
    Il forte incremento di popolazione e produttività portò alla formazione di surplus
    destinati anche al commercio con altri Paesi al fine di procurarsi beni per una ristretta
    cerchia di persone (élite) o per edificare templi, palazzi, statue, steli, ecc.,
    aumentando così la visibilità e il potere dello Stato.
    La non equa distribuzione di ciò che si produceva, creò una cerchia di persone
    privilegiate che poté godere di una vita più agevolata, con possibilità di costituire
    propri patrimoni che potevano scaturire in ricchezza, in contrapposizione a gran
    parte della popolazione che appare vivere ai limiti della sussistenza, se non anche in
    povertà. Ne erano strumento, le assegnazioni, per uso proprio, di lotti di terra, ampie
    tenute nonché alte retribuzioni e attività private.
    Ne sono prova, dell’agire per profitto, gli archivi della Mesopotamia che trovano
    riscontri negli archivi dell’antico Egitto, seppur con diversificazioni in quanto a
    documentazione, tempi e luoghi.


    Contare moneta o pesare moneta?
    Daniele Castrizio – Università degli Studi di Messina
    È mia personalissima impressione che negli studi di Numismatica siano presenti
    molti luoghi comuni, dati per accertati, che tutti gli studiosi ripetono agli studenti,
    ma che spesso non sono mai stati verificati e sottoposti ad analisi. Nel contempo,
    alcuni temi importanti per la comprensione dell’economia monetale e del rapporto
    tra lo Stato e le sue coniazioni non sono mai stati approfonditi. È questo il caso del
    fenomeno delle contromarche, riguardo alle quali la vulgata afferma che si tratti di
    un modo per dare validità a una moneta fuori corso o straniera, spesso con l’obiettivo
    di determinarne un valore maggiore rispetto a quello che essa aveva
    precedentemente.
    C’è forse una spiegazione alternativa a questo assunto? Secondo quali regole, se
    ci sono, gli Stati effettuavano i loro pagamenti in moneta? In questa breve disamina
    tenteremo di identificare un modus operandi dell’autorità statale, teso a evitare di
    dover “pesare moneta”, cercando, invece, di “contare moneta”.

    L’uso del bronzo in Sicilia.
    Dal metallo pesato al metallo monetato (XIII - V secolo a.C.)
    Mariangela Puglisi – Università degli Studi di Messina
    La Sicilia, alla luce delle tracce archeologiche relative alla tesaurizzazione dei
    metalli sin dalla Tarda Età del Bronzo, appare come importante snodo dei traffici
    commerciali mediterranei su un asse est-ovest e viceversa grazie ai suoi tanti approdi
    e ad una significativa attività metallurgica, che la vede recepire e trasmettere allo
    stesso tempo nuove tecnologie e nuove tipologie di oggetti metallici.
    La consuetudine all’uso del bronzo in ambito indigeno ha fatto sì che questo fosse
    usato come ‘metallo pesato’ come mezzo di scambio anche nella fase che precede
    l’introduzione della moneta.
    Le evidenze archeologiche mostrano che tale uso si protrae successivamente
    all’arrivo dei coloni greci nell’isola e anche dopo che la maggior parte delle colonie
    siceliote si sono dotate di una moneta propria in argento, all’incirca nella seconda
    metà del VI secolo a.C. Verosimilmente tale consuetudine agli scambi tramite il
    medium del bronzo, non solo in ambito indigeno, ma anche tra indigeni e sicelioti,
    all’interno di un quadro di pari rapporti di interazione, avrà svolto un rilevante ruolo,
    verso la metà del V secolo a.C. o poco dopo, nell’introduzione in Sicilia, da parte di
    alcune zecche coloniali ‘di frontiera’ (Akragas, Selinous, Himera), del ‘bronzo
    monetato’, primo caso di monetazione énea in tutta l’area mediterranea. Questa
    novità non segnerà, però, la fine dell’uso dell’aes rude o del ‘metallo a peso’ come
    mezzo di scambio nel territorio isolano.

    Città d’acqua.
    La gestione delle acque all’interno dei siti sumerici del III mill. a.C.
    Licia Romano – Sapienza Università di Roma
    La recente ripresa delle attività archeologiche in Sumer è accompagnata da un
    sempre crescente interesse verso gli aspetti geomorfologici del territorio, al fine di
    analizzare sul terreno le evidenze relative al rapporto tra Sumeri e acqua, un rapporto
    ben conosciuto dal punto di vista testuale, ma molto meno sul campo. Le nuove
    indagini sul territorio di Sumer stanno aggiungendo al quadro esistente dati
    importanti in relazione alla gestione della canalizzazione naturale e delle risorse
    idriche, ovvero a quella che può definirsi “ingegneria idraulica” mesopotamica, base
    fondamentale dello sviluppo economico di Sumer. Il controllo esercitato dai Sumeri
    sull’acqua era ovviamente volto principalmente ad ottenere dei benefici a livello di
    pratiche agricole e dei commerci. Allo stesso tempo, però, la tecnologia idraulica
    sviluppata aveva anche un impatto nella organizzazione e gestione multifunzionale
    delle acque all’interno dei nuclei urbani. Partendo dalle scoperte nel sito sumerico di
    Abu Tbeirah (Nasiriyah, Iraq Meridionale), scavato dalla missione italo-irachena
    della Sapienza Università di Roma, si analizzeranno le recenti evidenze
    archeologiche della gestione urbana delle acque nel III mill. a.C. e si discuterà
    l’ipotesi di una possibile origine di queste innovazioni di “ingegneria idraulica”
    basata sull’imitazione di meccanismi naturali.

    Economia e amministrazione nell’Anatolia ittita: una panoramica
    Matteo Vigo – Sapienza Università di Roma
    Lo sviluppo del regno ittita fu fortemente condizionato dalle caratteristiche geomorfologiche
    del territorio su cui esso si estendeva. Il sistema economico si basava
    su almeno quattro cardini: l’agricoltura pluviale, la transumanza verticale di bovini
    e ovini, l’estrazione di metalli e lo sfruttamento delle aree boschive. Abbiamo scarse
    notizie sulle attività commerciali, che dovevano essere praticate sotto il vigile
    controllo dell’autorità centrale. Per ragioni prevalentemente legate alla morfologia
    del territorio, l’economia ittita si configura primariamente come caratterizzata dalla
    circolazione di beni di lusso. Non abbiamo documentazione sulla proprietà privata.
    I terreni di proprietà dell’autorità centrale venivano concessi a contadini in cambio
    di prestazioni lavorative. Ampi appezzamenti di terreni venivano inoltre donati a
    membri dell’élite. L’economia ittita era fortemente centralista e per nulla
    delocalizzata. Recenti studi hanno inoltre confermato che il controllo diretto del
    territorio era probabilmente limitato intorno all’area dell’antico *māt ḫattum. Nel
    presente contributo viene inoltre fornita una panoramica aggiornata sulla struttura
    dell’amministrazione ittita.

    Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei:
    studio preliminare sull’identità e l’attività creditizia di Ur-Šulpa’e a Nippur
    Andrea Rebecca Marrocchi Savoi – Università degli Studi di Messina
    Questo studio è una prima esplorazione dell’identità e l’attività creditizia di UrŠulpa’e,
    figura attiva nell’economia non istituzionale di Nippur durante il periodo
    della Terza Dinastia di Ur (circa 2110-2003 a.C.). Attraverso l’analisi dei contratti
    di prestito e delle reti sociali che ne emergono si sottolinea l’importanza delle
    relazioni sociali nel plasmare l’economia dell’epoca. La presente ricerca dimostra
    come, nonostante i tentativi di centralizzazione da parte del potere centrale,
    l’economia non istituzionale e le reti di relazioni interpersonali avessero un ruolo
    determinante nella gestione e distribuzione delle risorse. Il caso di Ur-Šulpa’e
    evidenzia la complessa interazione tra sfera “pubblica” e “privata”, rivelando la
    dinamica economica di Nippur attraverso le attività di prestito di orzo e argento e la
    partecipazione attiva delle donne negli affari di famiglia.

    Pubblico e privato nell’economia del periodo paleo-babilonese
    Annunziata Rositani - Università degli Studi di Messina
    L’analisi comparata dei dati ricavabili dalla documentazione economicoamministrativa,
    dalle raccolte di leggi e dalle lettere offre un interessante quadro
    economico della Mesopotamia paleo-babilonese (prima metà del II millennio a.C.).
    In questo periodo, infatti, le vaste organizzazioni pubbliche come i templi e il palazzo
    rimangono in funzione, ma sono permeate da realtà private che si creano a vario
    livello.
    Se da una parte le numerose lettere di Hammurabi di Babilonia (1792-1750 a.C.)
    illuminano sulla ferma volontà del grande sovrano di amministrare le ricchezze della
    corona in prima persona, dall’altra la documentazione amministrativa relativa alla
    gestione dei terreni, delle greggi, della lana, delle attività di trasformazione dei beni
    e alla gestione dei lavoratori connessi a queste attività permette di comprendere come
    i possedimenti dei templi e del palazzo fossero in buona parte affidati a dei privati
    che li amministravano individualmente, dietro il pagamento di un canone annuo.
    Molti sono anche i ricchi proprietari privati che si affiancano al sovrano e ai
    templi nel possesso delle risorse primarie, soprattutto terreni e greggi. Tra questi vi
    sono importanti funzionari palatini, religiose, alti ranghi militari che, come le entità
    pubbliche, affidano la gestione delle loro ingenti ricchezze a dei privati. Questi ultimi
    si connotano come veri e propri liberi professionisti che spesso esercitano la loro
    attività indifferentemente dalla natura dei proprietari dei beni, siano essi entità
    pubbliche o privati. Allo sviluppo della libera imprenditoria si affianca la crescita
    delle associazioni di artigiani e commercianti.