Pompei. Misteri del Tempio di Iside. Le radici liquide della Terza Pompei - Federico L. I. Federico

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    Descrizione:

    Flavius ed. 2021

    In 4°,  212 pp. con molte ill. a coll.  alcune molto rare.

    L’inspiegabile ragione della scomparsa della vera puteale esistente a protezione del pozzo sacro all’interno del Tempio di Iside, conduce l’A. a ripercorrere le radici più antiche dell’acqua del fiume Sarno che in tempi arcaici già bagnavano il sito dove sorgerà Pumpaia, culla della moderna Pompei, sfatando il mito storiografico della scoperta del celeberrimo sito archeologico.
    L'argomento riguarda in modo preponderante il famoso Canale del Sarno costruito dal Fontana nel '500 che scorre per più di 1 km sotto le rovine di Pompei e alcune  teorie di sopravvivenza della città.

    L’architetto Federico, professionista e studioso di Pompei tanto noto quanto radicato nella comunità cittadina e in quella scientifica, ha infatti scritto un racconto. La narrazione fluida e gradevole, spesso avvincente, di un percorso di conoscenza, di indagine, di ricerca. In un quadro analitico che apre scenari inediti, almeno per i non addetti ai lavori, offrendo angoli visuali differenti e visioni prospettiche intriganti. Pone domande, solleva dubbi, suggerisce possibili risposte. Senza alcuna pretesa di sapere con esattezza come siano andate veramente le cose, chi sia l’assassino per così dire. Ma con la convinzione, che convince anche il lettore, che non tutte le domande siano state poste. Che non tutte le risposte siano state trovate. Che la ricerca non può dirsi conclusa.

    La tesi di fondo è che la versione ufficiale della storia di Pompei, quella “togata” come ama ripetere Federico, sia sostanzialmente carente, se non addirittura sbagliata. Alla Pompei del Santuario, la più recente, alla Pompei degli Scavi, quella della romanità assoluta, va aggiunta una Terza Pompei: quella preromana, la Pumpeja campana poi Pumpaia osca, “immanente sul territorio”. Che non è né quella archeologica né quella religiosa ma che resta da esse inestricabile e che le ha in effetti, misconosciuta, determinate.

    Ma perché le sue radici sono liquide? Perché “l’acqua rimane la protagonista della sua storia”: il Sarno. Il Canale Sarno, “acquedotto che passa pel Tempio d’Iside”. La “vicinanza fisica delle acque del fiume Sarno alla murazione osca”. Il Sarno come elemento per certi versi divisivo del territorio ma fondante dell’insediamento pompeiano originario.

    E perché mai la Pompei preromana, “campana, osca, sannita”, sarebbe stata di fatto vista dalla storiografia ufficiale come contrapposta a quella romana? In qualche modo riecheggiando quanto accaduto per il carattere borbonico del Mezzogiorno rispetto alla sopravvenuta italianità, per usare una suggestione (forse un po’ ardita) dell’Autore? Perché “l’Italia prima liberale e poi fascista ebbe altre priorità. Non certo la ricerca archeologica preromana, ma piuttosto la celebrazione internazionale di quella romana”. Successivamente si è riscontrato l’intendimento di andare oltre, ma non basta. Permane una “archeologia togata, ministeriale e romanocentrica”, motivo per cui questo libro si propone di “fungere da miccia di un più vasto incendio, che bruci ogni residuo velo farisaico disteso sulle verità nascoste dall’Archeologia togata in epoche risalenti”.