Indagini e studi su S. Maria di Pomposa (1982-2012) - Eugenio Russo

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    Descrizione:

    Topografia Antica 4, pp. 368
    L’abbazia di Pomposa ha una storia articolata e complessa, di cui vengono
    rivelati le fasi e gli accrescimenti per la chiesa di S. Maria, ma partendo dalla
    preistoria: un sacello mononave, dell’inizio all’incirca del VI sec., trovato
    nel 1962 nell’angolo sud-est dell’odierno complesso, e un secondo edificio
    di c ulto, i ntorno a lla m età d el V I s ec. o p oco d opo, r invenuto a l d isotto
    dell’absidiola sinistra della chiesa attuale. La chiesa attuale a 3 navate risale
    nella prima fase, con 7 campate, poco dopo la metà dell’VIII sec., all’epoca
    dell’arcivescovo ravennate Sergio (744-769), dopo il 751: è cioè contemporanea
    del S. Salvatore di Brescia (753).
    Alla chiesa a 7 campate fu anteposto un nartece con bifore a doppia ghiera,
    ricoperto al pianterreno da 10 vôlte a crociera sorrette al centro dell’ambiente
    da 4 sostegni, com’è indicato dagli affreschi ritrovati alle pareti, che con la
    loro datazione alla fine del X o all’inizio dell’XI sec. ci offrono pure il termine
    cronologico più basso per la costruzione dell’organismo. Con l’aprirsi
    dell’XI sec. inizia a Pomposa un fervore di opere sotto l’abate Guido (1008-
    1046): tra il mille circa e il 1026 viene costruita la cripta; il 7 maggio 1026
    è ridedicata la chiesa, allungata di due campate inglobando lo spazio del
    nartece, e costruendo all’interno uno dei più precoci esempi di jubé attestati
    sul suolo italiano ( purtroppo poi demolito in sèguito alla riforma liturgica
    del Concilio di Trento ) e confermato dall’organica sopraelevazione del
    pavimento dell’VIII sec.; sotto l’arcivescovo ravennate Gebeardo (1028-1044) viene realizzato l’attuale atrio, opera d’un
    artista orientale di eccezionale livello, maestro Mazulone; nel 1063 viene eretto, da parte dell’architetto Deusdedit, il
    portentoso campanile, portato a termine entro l’XI secolo. L’importanza in campo storico-artistico del complesso, e
    segnatamente dell’atrio, è rimarcata nel testo, rispetto alla stessa Montecassino dell’abate Desiderio ( di cinquant’anni
    posteriore ), anche grazie all’acquisizione di una pianta della fine del Cinquecento che ci mostra tutto lo sviluppo del
    monastero, veramente in Italia princeps.
    Eugenio Russo è stato fino al 2016 professore ordinario di “Archeologia e Storia dell’Arte Paleocristiana e Altomedievale” nella
    Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni si ricordano i volumi Sculture del
    complesso eufrasiano di Parenzo, Napoli 1991; L’architettura di Ravenna paleocristiana, Venezia 2003; Sulla cronologia del S. Giovanni e di altri
    monumenti paleocristiani di Efeso, Wien 2010; Le decorazioni di Isidoro il Giovane per S. Sofia di Costantinopoli, Roma 2011; Ricerche su S. Sofia
    di Costantinopoli, Bologna 2018.
    INDICE:
    Indice delle illustrazioni; Premessa; Profilo storico-artistico della chiesa abbaziale di Pomposa; Testa barbata romana nel campanile di Pomposa;
    L’atrio di Pomposa; Antiche piante e vedute del complesso abbaziale di Pomposa; Il