A MINIMA AD MAXIMA. La raccolta di impronte e matrici di gemme incise e medaglie. Museo dell'Antica Zecca di Lucca - Gabriele Vangelli de Cresci

di Gabriele Vangelli de Cresci

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  • Prezzo: € 200.00
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    Descrizione:

    Collana Grandi opere
    Anno 2019
    Pagine 560
    Prezzo € 200,00
    ISBN 978-88-98229-98-7
    Formato 25 × 35, con oltre 800 illustrazioni
    a colori e in bianco e nero


    L’AUTORE
    Gabriele Vangelli de Cresci (Roma 1989), proviene da un’antica e nota famiglia di collezionisti, incisori e medaglisti del -
    l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Si laurea all’Università degli Studi Roma Tre, con specializzazione nella glittica e
    nell’oreficeria di epoca greco-romana e rinascimentale. Studioso e collezionista di arte antica e neoclassica, ha approfondito
    la raffinata arte di incidere la pietra dura (intagli e cammei). Affianca l’attività scientifica di ricerca e catalogazione –
    svolta anche in qualità di curatore del Museo dell’Antica Zecca di Luccae di collezioni private europee – a quella di esperto
    del mercato di settore, dirigendo tra Roma e Londra un dipartimento di glittica antica e moderna presso una casa d’aste
    italiana. Sono in corso di pubblicazione alcuni suoi studi di glittica romana imperiale.


    L’OPERA
    Il volume presenta un complesso intreccio di storia artistica italiana e francese, sorto nella gloriosa cornice del Grand
    Tour e ancora in auge durante l’epoca napoleonica, seguendo la vicenda di una manifattura lucchese recentemente scoperta
    ed inedita, specializzata nella raffinata arte di fare le impronte tratte da gemme incise, cammei, medaglie e piccoli bassorilievi.
    Queste effigi, facilmente trasportabili e del tutto fedeli nello stile all’antico manufatto originario, comprendono i
    ritratti di personaggi illustri e scene mitologiche, e divennero tra XVIII e XIX secolo un’ inestimabile fonte di insegnamento
    morale e di ispirazione artistica. La moda, dilagante in questo periodo, di collezionare e studiare questi piccoli calchi, riflette
    pienamente un nuovo atteggiamento culturale rivolto allo studio esatto delle antiche vestigia, all’insegna dell’utilità e
    della bellezza. La raffinata produzione di questa manifattura toscana, in gran parte conservata nel Museo dell’Antica Zecca
    di Lucca, è indagata nei suoi protagonisti, nelle sue vicende famigliari e commerciali, ed in particolare nei complessi
    procedimenti tecnici e nei finissimi materiali usati. Ad impreziosire questa ricerca è la presenza, come in filigrana, delle
    antiche fonti, dettagliatamente esaminate in rapporto ai manufatti catalogati e alle “diverse maniere di fare le impronte”.
    Il rinvenimento del laboratorio, rimasto intatto nel tempo all’interno dell’antica proprietà, appartenuta a questa eclettica
    impresa famigliare, situata nella contrada lucchese, si è rivelato scrigno di preziose testimonianze e ha gettato una nuova
    luce sui procedimenti tecnici, finora poco indagati. Della straordinaria raccolta lucchese, che costituisce un’inestimabile
    antologia universale di migliaia di modelli riferibili a quella vasta produzione artistica di ambito continentale, sia figurativa
    che ornamentale, databile dall’antichità classica fino al XIX secolo, viene presentata una ricca selezione ragionata, illustrata
    da un ricco apparato fotografico. Secondo le testimonianze raccolte, si tratta del più vasto repertorio dell’epoca: glittica
    antica e moderna, placchette rinascimentali di soggetto sacro e profano, fregi con raffigurazioni storiche, mitologiche ed
    ornamentali, piatti figurati, reliquiari, monete, medaglioni e medaglie, compresa l’intera “Historia metallica” napoleonica.Da rilevare che nella vicenda della manifattura, rinomata nell’ambiente artistico parigino, si possono annoverare commesse
    prestigiose anche dal Cabinet des médailles di Parigi. Ma ciò che spicca nella stessa raccolta, per l’eccezionale stato di
    conservazione, per completezza e per la grande bellezza e fantasia delle raffigurazioni, è il set di impronte tratte da una
    selezione di gemme incise, che un tempo fecero parte della leggendaria e prestigiosa collezione del principe polacco Stanislao
    Poniatowski (1754-1833), la cui intricata vicenda è analizzata ed etichettata come “il falso vero”; indubbiamente uno
    dei casi di falsificazione pianificata più affascinanti e sorprendenti nella storia del collezionismo. Protagonisti indiscussi di
    questa rassegna sono dunque il mito, l’arte compositiva e lo stile tra classico, neoclassico ed “invenzione”: ripercorrendo i
    principali miti dell’antichità greco-romana, attraverso queste accattivanti scene di amore, metamorfosi, lotta, morte ed oltretomba,
    tali soggetti vengono accompagnati dai versi degli antichi autori e dalla ricerca iconografica dei modelli di ispirazione.


    SOMMARIO
    Presentazioni, Marcello Bertocchini, Alessandro Colombini, Franco Mungai, Maria Stuarda Varetti, Hadrien J. Rambach - Introduzione,
    Gabriele Vangelli de Cresci - Ringraziamenti – CAPITOLO I - La raccolta di impronte e di matrici conservata
    presso il Museo dell’Antica Zecca di Lucca: la manifattura Barsanti di Terzoni - Utilità e bellezza: alcune riflessioni sulle
    manifatture di impronte di gemme incise, cammei e medaglie tra XVIII e XIX secolo - La raccolta di impronte e di matrici
    del XIX secolo conservata presso il Museo dell’Antica Zecca di Lucca: una panoramica - La manifattura Barsanti di Terzoni
    - Terzoni - I Barsanti di Terzoni - Alcune testimonianze sul commercio, tra Francia e Italia, delle impronte di intagli e di
    medaglie prodotte dalla manifattura Barsanti di Terzoni: i “mouleurs en médailles” - Charles Rouy e la Galerie Vivienne n.
    42 a Parigi - Un’illustre produzione di impronte: T. E. Mionnet, T.M. Dumersan ed il Cabinet des médailles a Parigi - Riflessi
    sul territorio: la lavorazione alcune considerazioni sulla lavorazione artistica del gesso nella Media Valle del Serchio durante il
    XIX secolo e sui figurinai italiani all’estero - La tecnica: le diverse “maniere” di fare le impronte nel XVIII e nel XIX secolo -
    Le impronte in cera di Spagna - Il tripoli e le impronte di vetro - Le impronte in gesso e in zolfo - Le impronte dei cammei - Il
    gesso - La cava di gesso della Forêt de Montmorency - Le antiche cave di gesso in Toscana e la “Plastica dei Tartari” - Lo zolfo
    - Il Nouveau manuel complet du mouleur en médailles - Dalla prima parte: le impronte in gesso e in zolfo - Dalla seconda parte:
    il Clichage - Dalla terza parte: la galvanoplastica applicata alle arti - Le tracce del laboratorio a Terzoni: le testimonianze
    documentarie sui procedimenti utilizzati e sulle modalità di confezionamento dei set di impronte - La raccolta di impronte
    e matrici conservate presso il Museo dell’Antica Zecca di Lucca: una selezione ragionata - Achille Collas e l’impresa editoriale
    del Trésor de numismatique et de glyptique: le corrispondenze con il repertorio della manifattura Barsanti di Terzoni
    - Un’antologia di modelli: Fregi e bassorilievi, Medaglie e medaglioni, Intagli e cammei, Placchette, medaglioni e bassorilievi
    di soggetto religioso, Placche, medaglioni e rilievi di soggetto storico, mitologico ed ornamentale – CAPITOLO II - Breve
    confinium arti et falsi: mito e composizione in alcune gemme incise della collezione Poniatowski - La collezione di gemme
    incise del principe Stanislao Poniatowsky: il “falso vero” - Lo stile e la composizione tra classico, neoclassico e l’“invenzione”
    - Nascita, amore, liberazione - Metamorfosi - Combattimenti - Le Fatiche di Ercole - La morte e l’oltretomba – CAPITOLO
    III - Catalogo di 500 impronte tratte dalle collezione di gemme incise del principe Stanislao Poniatowsky - Avvertenze
    – CATALOGO – BIBLIOGRAFIA