Interamna Lirenas vel Sucasina (Italia romana: municipi e colonie. ser. 2. vol. 2.) - M. Cagiano de Azevedo -Esaurito
di
- Anno Edizione:
- 1947
- Casa Editrice:
- ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI ROMANI - Roma
- Argomento:
- Archeologia e tutela del patrimonio archeologico - Saggi e Ricerche
Descrizione:
In 8°, bross., 64 pp., ill.ni, 4 tavv.
Scaffale: 2-A
INTERAMNA LIRENAS. - Antico centro nei pressi dell'odierna Pignataro Interamna, posto su un modesto rilievo alla sinistra del fiume Liri. Frequentato già in età preistorica, appartenne poi agli Aurunci, quindi ai Volsci e ai Sanniti. Nel 312 a.C. i Romani vi dedussero 4.000 coloni (Liv., IX, 28) con lo scopo di controllare da un lato le comunicazioni con la Campania e dall'altro la direttrice viaria che univa l'interno appenninico con Formia e Minturno. Invano i Sanniti nel 294 a.C. ne tentarono la riconquista (Liv., X, 36, 16-18); un certo atteggiamento antiromano caratterizzò il centro ancora durante la guerra annibalica allorché, al pari di altre undici colonie, si rifiutò di fornire aiuto alla madrepatria. Divenne municipium nel 90 a.C. retto da quattuorviri; in età imperiale dovette cedere gran parte della sua importanza alla limitrofa Aquinum. Un frustulo dei fasti cittadini (CIL, X, 5405) ci permette però di conoscere i nomi dei magistrati locali tra il 67 e il 75 d.C. A partire dal V sec. d.C., malgrado il rinvenimento di numerose monete barbariche, non si hanno più notizie della città, il cui nome corrotto in Teramen rimase a indicare, in età medievale, la ristretta zona di Termini.
I. fu fondata alla confluenza della Via Latina Vetus che da Aquinum si dirigeva verso Ad Flexum con l'asse che da Cassino scendeva verso Minturno, al centro, quindi, di una rete di commerci e traffici (cfr. CIL, VI, 32505, e IX, 2318). La città, che in origine doveva essere munita di mura, non ancora individuate, presenta un classico impianto ortogonale nel quale il decumano e il cardine massimi erano rispettivamente costituiti dai settori urbani delle due arterie sopra citate. Di esse, oltre a tratti di basolato, sono ancora visibili le vestigia di un ponte sul rio Spalla Bassa: costruito con blocchi di travertino, rozzamente squadrati, si articola in una sola arcata ed è databile al II sec. a.C. Pochissimi sono i dati in nostro possesso per la ricostruzione dell'abitato; resti di pavimentazione in lastre di pietra locale, rocchi di colonne e basi per statue ubicate nei pressi della masseria Castelloni fanno propendere per l'identificazione nel sito del foro; il Capitolium potrebbe essere, viceversa, identificato nei pressi della masseria Morra: qui, infatti, abbondano frammenti architettonici ed è ancora visibile un'epigrafe con dedica a Giove Ottimo Massimo.
Tra gli edifici pubblici notevole importanza rivestivano le terme (localmente note come la «Dogana Vecchia») delle quali si conservava, fino alla Seconda Guerra Mondiale, un'imponente sala a pianta quadrata coperta con volta a crociera scandita da nervature in laterizio. Il vano, orientato E-O, offre rispettivamente due aperture nei lati occidentale e meridionale e absidi coperte da semicupole di diversa volumetria negli altri due versanti.
La tecnica della cortina, realizzata in opera vittata con blocchetti di travertino, può collegarsi a restauri effettuati agli inizî del V sec. d.C. (cfr. CIL, X, 5348, 5349). L'approvvigionamento idrico era garantito da un acquedotto risalente al I sec. d.C. e restaurato nel III (cfr. CIL, X, 5411 e 4860); significativi sono i resti di una conserva di distribuzione.
Poco distante dall'area urbana è stata recentemente individuata una stipe votiva che ha restituito, oltre ai consueti materiali di epoca medio-repubblicana, laminette bronzee raffiguranti offerenti, vasetti miniaturistici e una statuina d'impasto, tutti inquadrabili nel VII sec. a.C.
Scarsissimi sono i dati riferibili al territorio nel quale sono state riconosciute tracce della centuriazione. Un luogo di culto dedicato a Ercole (CIL, X, 5386) è documentato ad Ausonia, centro attraversato dalla strada che univa la Via Latina con l’Appia, probabilmente da identificarsi con l’Herculanea, arteria in pessimo stato di conservazione alla metà del I sec. d.C. (Cic., Att., XVI, 13, e Leg. agr., Il, 14). Iscrizioni e una statua acefala di divinità femminile con un serpente nella mano provengono, infine, dalla località di Piumarola posta ai confini degli agri di Aquinum, Casinum e Interamna Lirenas.
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(E. M. Beranger, Treccani)