Alla ricerca di Lipari bizantina * - Vittorio Giustolisi (Centro di documentazione e ricerca per la Sicilia antica "P. Orsi" )

di Vittorio Giustolisi

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  • Prezzo: € 50.00
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    Descrizione:

    30 x 21, 168 pp., 102 ill. n/t, 32 tavv. f.t. 
    Alla ricerca di Lipari bizantina di Vittorio Giustolisi Alla ricerca di Lipari bizantina costituisce il primo sforzo concreto per definire la realtà storica di un periodo finora vagamente e frammentariamente configurato. Attraverso una precisazione fondamentale che riguarda la strati grafia archeologica di Lipari, Vittorio Giustolisi puntualizza la consistenza dei livelli bizantini andati purtroppo distrutti negli scavi ufficiali di Lipari. Nessun abbandono dell'isola da parte degli abitanti quindi in tale periodo, com'era stato invece creduto da Luigi Bemabò Brea, responsabile delle campagne eseguite. A conferma di quanto asserito vengono esibite inoppugnabili prove numismatiche. L'arco cronologico che attraverso tale documentazione riesce a definirsi corrisponde a quello delle fonti storiche, con un paio di eccezioni che riguardano due differenti periodi: quello immediatamente successivo all' anno 880, che in seguito alla strepitosa vittoria navale nelle acque di Milazzo vide la conquista bizantina della Calabria, e quello delle vittorie del generale Maniace nella cuspide nord-orientale della Sicilia, appena un ventennio prima della discesa dei Normanni. Entrambi tali periodi, secondo Giustolisi, il quale supporta la sua tesi sempre dietro la scorta dei rinvenimenti monetali, potrebbero avere segnato per i Bizantini una riconquista temporanea di Lipari e conseguentemente il ripristino nell' isola della diocesi. Il quadro storico di Lipari cosi delineato viene confermato da Ewald Kislinger, il quale ricostruisce la trama dei rapporti politici e delle strategie militari dell' epoca bizantina proponendo l'ipotesi che la conquista vera e propria dell'isola da parte degli Arabi potrebbe essere avvenuta non in seguito alle loro prime incursioni del\' 838 , ma solo dopo l' 858, dopo cioè la presa di Cefalù. Vivien Prigent analizza a fondo i sigilli in piombo e un peso in lega metallica rinvenuti in passato sul Castello di Lipari, i quali attestano le relazioni politiche della locale diocesi precedentemente alle incursioni musulmane. I capitelli del chiostro normanno sono invece studiati da Elisabetta Molteni, la quale riconosce in alcuni di essi dei manufatti di età bizantina riutilizzati. La gamma dei confronti proposta dalla Molteni con altri monumenti dell'epoca è tessuta all'interno di un discorso storico nel quale vengono offerte interessanti chiavi interpretative. Segue una ricerca topografica preliminare sulla Lipari di età bizantina effettuata da Giustolisi prima attraverso la rivisitazione di siti già noti e poi con la presentazione di località del tutto inedite. Tra i primi potrebbe essere interessante la localizzazione di un insediamento vandalico a "Case di Fuori", alle falde di Monte Rosa. Un notevole approfondimento segna invece la trattazione relativa alla tholos termale di S. Calogero, dove nell'ambito della riconsiderazione della leggenda bizantina del santo che ripristina il flusso delle acque termali viene confutata la tesi di Luigi Bernabò Brea circa la datazione preistorica di tale monumento. A parere di Giustolisi, i pochi frammenti di ceramica dell'età di Capo Graziano rinvenuti, si riferirebbero infatti all'area in cui successivamente, in età storica, sorse \' edificio, e sarebbero probabilmente da mettere in relazione con un vicinissimo stanziamento dell' età di Capo Graziano esistente in c.da Bagno. La destinazione originaria della tholos sarebbe stata invece originariamente religiosa, e non termale, e verosimilmente da collegare con la presenza etrusca a Lipari tra il 475 e il 470 a.C. Stringente è sembrato infatti a Giustolisi il rapporto architettonico della tholos di Lipari con quella del "Tullianum" romano, certamente in origine una costruzione etrusca a carattere sacro, dove si svolgeva il rituale del sacrificio del "nemico". Tale macabra cerimonia, alla luce del noto sacrificio umano delliparese Teodoto, immolato dagli Etruschi ad Apollo (Suri), il dio delle acque salutari, non farebbe che rafforzare i termini del confronto. La ricerca nel territorio è stata svolta seguendo la traccia delle vie di penetrazione in rapporto a situazioni di strategia militare o di carattere economico. Hanno costituito punti di riferimento località di facile approdo e le chiese campestri, presso le quali si è spesso scoperto un antico nucleo abitato. I siti bizantini inediti rintracciati sono stati finora solo due: uno in c.da Castellaro, nel luogo della chiesetta di S. Basile, a ridosso dell' antica cava di caolino, e \' altro nel sito della Chiesa Vecchia di Quattropani, uno straordinario punto di vedetta sulla costa marina. Nella chiesa di quest'ultimo sito è sopravvissuto il culto bizantino della Madonna dell' Oreto importato da Palermo e collegato con la festa della natività della Vergine. Antonino Scimemi