Numa Pompilio e il Pitagorismo a Roma - di Gianola Alberto, Buonamici Giulio

Informazioni: Ristampa di tre articoli da Ultra, Vol. I, Anno I, Roma, 1907 - pp. 31, Roma

«Esoterismo indigeno ed esoterismo d'importazione forestiera in Roma antica. È affermazione comune per gli studiosi di teosofia che non solo le principali religioni, ma altresì alcune delle grandi scuole filosofiche antiche e moderne, ebbero un corpo di dottrine riservate od esoteriche, identiche per tutte. Ora codesto esoterismo esistette anche in Roma antica? Senza dubbio. Che esso sia esistito come prodotto indigeno, come sostanza primigenia e fondamentale della religione, delle tradizioni, delle costumanze del popolo romano non possiamo dire con certezza, o almeno, con sufficiente fondamento di dati positivi, sebbene, vuoi per analogia, vuoi per alcuni indizi conservatici dalla storia, dalla letteratura e dall'arte romana, noi propendiamo per l'affermazione. In ogni modo però la civiltà capitolina tanto presto venne alterata da sovrapposizioni straniere, che quei germi, se pur vi furono, si identificarono o confusero assai per tempo con i prodotti delle civiltà più evolute, con le quali la forza romana venne a contatto. E l'esoterismo etrusco, greco ed orientale penetrò in Roma, da un lato per quella corrente di pensiero, che, venutale dalla Magna Grecia, vi si perpetuò fino ai tempi imperiali sotto il nome di pitagorismo, e dall'altro per la, scienza augurale e i culti a base di misteri, importati in tempi e forme diverse, colle successive conquiste dei paesi che li possedevano. Ora di queste varie infiltrazioni forestiere di esoterismo, quelle che hanno più stretta attinenza con le manifestazioni religiose del popolo romano furono in gran parte studiate dagli storici della religione e del culto; non così invece il pitagorismo, che pure ebbe una parte importantissima nella formazione della primitiva civiltà di Roma.» [...]