LIRICHE GRECHE per baritono, flauto e pianoforte - GIOVANNI GUACCERO

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  • Prezzo: € 20.00
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    Descrizione:

    Formato 21×29,7 – Pagine 28


    L’opera è costituita dai seguenti brani per baritono, flauto e pianoforte:
     1. Non capisco la direzione dei venti (Alceo)
     2. Eccola là… (Archiloco)
     3. Le stelle, attorno alla bella luna (Saffo)
     Le tre liriche possono essere eseguite o in una forma concertistica indipendente oppure all’interno di una struttura spettacolare più ampia che include l’interpretazione – alternata ai tre brani – di altri quattro testi degli stessi autori che dovrà essere realizzata da una voce recitante accompagnata da un percussionista/improvvisatore, per un organico allargato che sarà quindi costituito da:
     voce recitante, baritono, flauto, pianoforte e percussioni
     In questa forma le sette liriche cantate e recitate hanno costituito il primo appuntamento del PROGETTO ARCHILOCUS – Lirica antica e interpretazioni contemporanee, spettacolo andato in scena nell’ambito della presentazione di “Rationes Rerum – Rivista di filologia e storia”, il 20 maggio 2014, presso l’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, a cura di Eugenio Lanzillotta.
     Le tre Liriche greche quindi, pur potendo essere eseguite indipendentemente, mantengono nel loro carattere il nesso con l’impostazione originaria del Progetto Archilocus, il cui scopo era creare un ponte tra lirica antica e contemporaneità. Il punto è quindi comprendere quale possa essere questo “ponte” e a quale concetto di contemporaneità ci riferiamo. Il ponte, a mio giudizio, è naturalmente la “parola”, centro da cui scaturisce l’ispirazione dell’opera, che si mette al servizio di essa. Ma la musica interpreta una parola che, pur mantenendo un nesso con la matrice antica, è già “contemporanea” nelle traduzioni impeccabili e allo stesso tempo attuali di Maria Grazia Bonanno.
     E la parola – detta, cantata, udita – è qualcosa di “vivo”, che comunica significati su più livelli linguistici. Arriviamo quindi secondo punto. Se l’obiettivo è “comunicare”, mettere la musica al servizio del potere della parola, soprattutto in un contesto universitario quale è quello a cui ci rivolgiamo, quale linguaggio musicale utilizziamo? Cosa intendiamo per “contemporaneo”? A tale proposito la mia opinione è che il termine “contemporaneo” in musica dovrebbe perdere la connotazione semantica che negli ultimi decenni lo identificava con le esperienze che ancora avevano un rapporto con la Nuova Musica degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, per acquisire un nuovo senso, plurale e orizzontale, in cui “le” musiche contemporanee dialogano tra loro per creare nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione in un rapporto fecondo con un passato, se vogliamo, a noi più lontano delle esperienze novecentesche. Così nelle Liriche greche, melodie di carattere modale, nate dall’intonazione delle traduzioni dei testi di Alceo, Archiloco e Saffo, sono “incorniciate” da un tema flautistico ricorrente, continuamente trasformato. Ma nel momento in cui la parola (cantata e non), prende corpo, passando dalla “salmodia” al recitato, fino a sfiorare le forme della canzone, flauto e pianoforte creano dei contenitori musicali che fluiscono alternando pedali modali ad armonie più moderne, ponendo l’opera – e le liriche antiche – in relazione con ciò che oggi potrebbe essere una accezione maggiormente condivisa di contemporaneità.

    Di seguito il player con alcuni frammenti tratti dalla registrazione effettuata presso L’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – Auditorium “Ennio Morricone” il 20 maggio 2014.
     Andrea D’Amelio, baritono / Michelangelo Carbonara, pianoforte / Paolo Fratini, flauto
     con la partecipazione di Sandra Del Maro, attrice / Nicola Raffone, percussioni