Caccia ai tesori di Morgantina - Silvio Raffiotta

di Silvio Raffiotta

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  • Prezzo: € 20.00
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    Descrizione:

    In 8°, bross. edit. con bandelle, 190 pp., ill.ni in b/n

    Tra il 1979 e il 1980 scavatori clandestini scoprirono a Morgantina, nota area archeologica del centro Sicilia, quattro capolavori dell’arte greca di inestimabile valore: un tesoro di 16 pezzi di argenteria ellenistica, due sculture arcaiche in marmo di Demetra e Persefone, una grande statua di culto femminile in pietra e marmo d’epoca classica e una testa in terracotta raffigurante un dio barbuto, di età ellenistica. I reperti confluirono nel mercato illegale delle antichità e furono acquistati in Svizzera da insospettabili musei e collezionisti americani, tra i quali il J. Paul Getty di Malibù ed il Metropolitan Museum di New York.
    Un’indagine giudiziaria del Tribunale di Enna del 1988/89, nata sulla base di dichiarazioni di "pentiti", portò alla scoperta del trafugamento di tre dei quattro reperti e aprì un contenzioso con gli USA che, dopo varie peripezie e colpi di scena, si è concluso di recente con il recupero e l’esposizione al museo di Aidone delle due statue arcaiche, del tesoro di argenti e della grande statua. Diverso destino è toccato alla testa barbuta di età ellenistica, restituita all’Italia nel 2016 a seguito della recente attività di ricerca di due archeologhe che sono riuscite a dimostrare la provenienza da Morgantina della scultura già nella collezione del Getty Museum di Malibù.
    Il libro, articolato in quattro racconti – ciascuno per ogni gruppo di reperti – espone, sulla base degli atti giudiziari e delle conoscenze personali dell’autore, le varie fasi del loro trafugamento e recupero, colmando una lacuna dell’editoria sull’argomento e svelando particolare assolutamente inediti.
    Ne esce una storia avvincente, emblematica di un’epoca nella quale la parte cospicua del patrimonio archeologico siciliano, ancora non investito dagli scavi ufficiali, è rimasta scandalosamente esposta ad ogni tipo di aggressione. Emblematica, inoltre, della spavalderia dei grandi collezionisti stranieri, i quali, con assenza di scrupoli etici e scientifici, hanno attinto al mercato delle antichità provenienti da scavi clandestini.
    L’esito finale del recupero e della ricontestualizzazione dei quattro preziosi capolavori li rende anche una bella storia perché, una volta tanto, nell’impari lotta contro la forza del denaro, hanno vinto le ragioni del diritto e della scienza archeologica, il bene sul male, tanto che non è da escludere che l’ultima pagina l’abbia scritta Demetra, che continua a proteggere la Sicilia.

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