I Templari. Storia di complotti, errori e terrorismo - Collna DM, 5

di Emiliano Ventura

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    Descrizione:

    In 8°, bross. edit. con bandelle su cratoncino plastificato, 152 pp., b/n

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    Il testo ripercorre la storia dell’Ordine del Tempio, il processo e il mito del ‘complotto segreto’ che nasce negli anni che precedono il rogo del Gran Maestro Jacques De Molay nel 1314.
    A settecento anni esatti da quell’esecuzione, l’autore tenta un’analisi storica e una storia delle idee, districando le false credenze e le cattive interpretazione dei fatti storici e dei Templari stessi; tenta di rispondere a diverse domande. Partendo da un fatto di cronaca, l’atto terroristico del 22 luglio 2011 in Norvegia, si ripercorre la vicenda che inizia con le accuse ai Templari, complottismo, eresia e approda ai primi del Novecento con la stesura del documento falso I protocolli di Sion.
    C’è un lungo corridoio oscuro nella storia europea che unisce i Templari, i Rosacroce, la Massoneria e arriva fino all’antisemitismo nazista e alla ‘soluzione finale’. Emerge un ragionamento sul falso e del suo prevalere sul vero, la dinamica economica della ‘cattiva moneta’ spiega bene questo fenomeno. Suggestive le parole di Umberto Eco: “C’è un esempio terribile, in cui tutti potevano accorgersi che si trattava di finzione, perché erano evidenti le citazioni da fonti romanzesche, e tuttavia molti hanno preso quella storia come se fosse Storia”.
    Dallo scritto emerge un profilo dell’Ordine del Tempio ripulito da tanta bigiotteria esoterica, così come poche volte è stato presentato dalla pubblicistica contemporanea. I capitoli finali sul ‘pensiero eretico’ e su l’altro, aiutano a capire il successo della teoria del complotto: ”Se esiste un’epoca da psicopatologia degli eventi storici, essa è la quindicina di anni che va dalla caduta dell’Impero al consolidamento del potere nazista”.


    Indice:
    Nota al testo
    Attualità
    La storia
    Il processo
    Cattive interpretazioni
    Il complotto
    I protocolli della P2
    Il pensiero eretico
    L’altro
    Post scriptum
    Conclusioni
    Appendice - Templari, Graal e Rennes le Chateau.
    I Templari e il Priorato di Sion Rennes le Chateau, il mito
    Postfazione di Carlo D’Urso
    Bibliografia

    Recensione:

    Il falso storico come la legge di Gresham. Il processo ai Templari

    June 8, 2016 | Filed under: LETTERATURE | Posted by: scienze

    Emiliano Ventura.

    Le idee possono viaggiare come monete e come le monete sono soggette alla legge di Gresham, questa si può semplificare nella formula “moneta cattiva scaccia moneta buona”, così le idee, se sono ‘cattive’, viaggiano rapidamente e più a lungo che se fossero ‘buone’. Con le categorie di ‘buono’ e ‘cattivo’ si intende ‘vero’ e ‘falso’. Proprio seguendo questa metafora economica della circolazione della moneta, si vuole mettere in rilievo come un falso storico possa viaggiare ed acquistare credito molto di più della verità storica, o almeno della verità storiografica e documentabile. Esemplare al riguardo è la vicenda dei Cavalieri Templari e il loro processo; la verità storica, attestata dalle fonti è stata soppiantata dalla leggenda nera, la visione eretica/esoterica che imperversa nella pubblicistica. Umberto Eco ne Il pendolo di Foucault e ne Il cimitero di Praga si prende gioco proprio di questa leggenda nera. Oggetto dello scritto che segue consiste nel mettere in risalto come la ‘cattiva moneta/leggenda nera’ dei Templari sia stata avallata e creduta vera nonostante le evidenze storico-documentali dimostrassero il contrario.

    La ‘moneta buona’ del processo ai Templari è stata in realtà una manovra politica per rafforzare il potere del monarca volto a ‘neutralizzare’ la Chiesa. Il testo che segue è una rielaborazione e un approfondimento inedito di due capitoli della monografia Templari, storia di complotti errori e terrorismo (2014) dello stesso autore del saggio.

    “Ma lei del Graal, una volta che l’ha trovato che se ne fa?” Benjamin Disraeli

    Introduzione

    Da tempo avrei voluto scrivere un saggio approfondito sul Professor Umberto Eco. Il titolo di quel breve contributo avrebbe dovuto essere Minor Eco, l’intento sarebbe stato di mettere in risalto gli aspetti e i testi “minori” o almeno quelli che non hanno goduto della stessa eco, appunto. Il noto saggista e scrittore, recentemente scomparso, è autore di numerosi libri di semiotica oltre a famosi bestseller tradotti in molte lingue. Non tutti sanno però che Umberto Eco è tra i pochi, insieme a Italo Calvino (Se una notte d’inverno un viaggiatore), ad aver dedicato al lettore studi importanti (Lector in fabula).

    È proprio in questo ambito che verterà la tematica dello scritto, più esattamente nella sovrainterpretazione di un testo. Memorabile l’introduzione a un saggio di Paul Aranold sui Rosa Croce e poi il romanzo Il cimitero di Praga (Bompiani 2010) in cui l’oggetto è proprio la cattiva interpretazione del documento falso I Protocolli dei savi di Sion. Nel testo Sei passeggiate nei boschi narrativi si trova, al sesto capitolo, lo schema storiografico di questa mistificazione, la storia di un grande complotto eretico e segreto (inesistente) che partendo dai Templari approda ai Protocolli di Sion . Lo stesso argomento è stato il nucleo del più noto romanzo Il pendolo di Foucault del 1988. Ripercorriamo i fatti mettendo in rilievo cose che non sempre sono state prese nella giusta considerazione.

    Intorno al 1300 gli affari degli ebrei di Francia erano molto floridi e prosperi, all’inizio del suo regno Filippo il Bello si è mostrato ben volente con loro, poi improvvisamente quella ricchezza comincia a far gola. Oltre al reparto degli arcieri, il re possedeva un altro corpo di fiducia, la gens du roi, la gente del re, una sorta di ‘corpo di polizia’ con uomini reclutati tra la nascente ‘borghesia’ e nella classe sociale più bassa. All’ordine del sovrano francese, la gens du roi arresta tutti gli ebrei e li tiene in catene finché non consegnano tutte le proprietà. È la prova generale per il processo ai Cavalieri Templari. Nel 1305, Esequiu de Floryan, un ex recluso nelle carceri di Bèziers, se ne va in giro per l’Europa in cerca di un sovrano che ascolti le sue delazioni (confessioni) sui cavalieri Templari. Incarcerato in compagnia di un ex Templare, ha avuto il privilegio di ascoltare il racconto di tutte le pratiche eretiche e le atrocità commesse dai cavalieri del Tempio. In Spagna non trova credito, ma gli viene consigliato di rivolgersi al monarca francese Filippo il Bello. Esequiu aveva i suoi motivi per denunciare i Templari, oltre al denaro chiesto per le informazioni, il novello Efialte aveva avuto un nonno cataro denunciato all’inquisizione proprio dai monaci Templari; aveva due buoni motivi per andare a denunciare l’Ordine.

    Andreas Beck scrive nel suo testo: «Significativamente la tattica messa in atto dopo l’imprigionamento dei Templari fu la medesima con cui il re già aveva depredato gli ebrei. Anche il motivo era probabilmente lo stesso: il denaro». La possibilità di mettere le mani sull’ingente patrimonio dell’Ordine spinge il monarca, pieno di debiti, a ripetere l’esperimento già usato con successo contro gli ebrei. Ma per processare un ordine cristiano che risponde solo al pontefice, per quanto allineato alla monarchia francese come Clemente V, ci vuole un espediente giuridico solido. Ecco che la delazione-denuncia di Esequiu de Floryan torna utilissima ai consiglieri del re Nogaret e l’inquisitore Imbert. Le accuse contro i Templari vanno dall’eresia, alla sodomia, fino all’idolatria. Il priore dei Domenicani di Parigi, Guillaume de Paris, ha la facoltà di indagare su tutte le eresie del regno di Francia, questo già dal 1290 su disposizione del papa Nicolò IV. Per convincere Guillaume ad accettare il ruolo d’inquisitore contro l’Ordine del Tempio, i collaboratori di Filippo gli mostrano una lettera di Clemente in cui si lasciava al sovrano l’arbitrio decisionale in merito ai Templari. Il documento a firma del papa è un falso manipolato dai collaboratoti del sovrano stesso, come era già stato fatto nel caso di Bonifacio VIII, l’inquisitore francese, ignaro della falsità del documento papale, accetta di prendere parte al piano contro i cavalieri. In questa lunga vicenda di errori e di orrori, il ‘falso’, inteso come documento contraffatto o apocrifo, ha da subito un ruolo decisivo.

    Il 14 settembre 1307 Filippo il Bello invia messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del regno ordinando l’arresto dei cavalieri Templari e la confisca dei loro beni, l’ordine viene eseguito dalla gens du roi il venerdì 13 ottobre 1307 (la credenza che venerdì tredici porti cattivo augurio si fa risalire a questo evento). La mossa riesce in quanto astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari di Francia; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vengono tutti arrestati. A questo punto inizia la ‘seconda’ storia dei Templari, la cattiva moneta che si diffonde meglio della buona. Segue il lungo processo, lo scioglimento dell’ordine e il rogo dell’ultimo Gran Maestro. Una delle leggende vuole che sul rogo Jacques De Moly abbia lanciato una maledizione al pontefice e al monarca che hanno segnato la rovina dell’Ordine, invitandoli a raggiungerlo da lì a breve. Questo mito è alimentato dal fatto che nei mesi successivi al marzo del 1314, data del rogo, sia Clemente che Filippo siano realmente morti. In verità De Molay non pronunciò mai nessuna profezia né minaccia, sembra che sia stato un non precisato Templare del regno di Napoli a farlo, lo riporta Ferreto de’ Ferreti da Vicenza nella sua Historia rerum in Italia, mentre la Cronaca dell’anonimo Templare di Tiro afferma che sul rogo De Molay abbia chiesto che gli venissero allentate le catene per poter rivolgere una preghiera alla Vergine. Una prova dell’ortodossia che regnava nell’ordine, altro che eresia, il gesto eretico è quello di Giordano Bruno che sul rogo gira e allontana il volto dal crocefisso che gli viene mostrato per redimersi l’anima; il suo è un rifiuto totale. Lentamente una distorta visione dell’eretico, del segreto, della setta che complotta contro l’ordine (Monarchia e Chiesa) si radicalizza nel pensiero e nella storia, come siamo arrivati a questa visione? Ne ripercorriamo brevemente i capitoli più significativi; la distorsione delle verità inizia già durante la fase processuale (1307-1314). Raimondo Lullo, catalano contemporaneo del processo ai Templari è un visionario e propagandista delle crociate, influenzato dalla corte francese considera i Templari colpevoli delle accuse a loro rivolte. Lullo era anche un sostenitore della fusione degli ordini del Tempio e dell’Ospitale, si aspettava che la corona francese si mettesse alla testa di un’altra Crociata. È probabile che sia stato il primo a credere che i Templari fossero in possesso di una ‘rivelazione terribile’ e di segreti tali da mettere in pericolo il ‘vascello di San Pietro’.

    L’alchimista Arnau di Villanova si allinea alla tesi colpevolista di Lullo. Henry Cornelius Agrippa è uno di più noti scrittori di magia del XVI secolo, nel De occulta philosophia (1531) parlando della possibilità della magia di attirare demoni maligni e di maghi gnostici cita l’eresia dei Templari: «Né tali pratiche dovevano essere molto diverse dalla detestabile eresia dei Templari, se ciò che leggiamo è verità e non fantasia». Agrippa non si limita a parlare di eresia ma associa liberamente i Templari alle streghe, in un momento storico in cui il Malleus Maleficarum, il manuale ad uso degli inquisitori per individuare le streghe, è molto diffuso. Il secolo XVIII, quello che condurrà alla Rivoluzione francese, vuole i Templari come vittime della monarchia che stava per essere travolta dalla Rivoluzione. È proprio il secolo dei Lumi che vede radicalizzarsi e affermarsi l’immagine dei Templari come eretici, stregoni e possessori di un’antica e segreta sapienza, a dimostrazione del fatto di quanto gli illuministi, in alcuni casi, fossero enormemente distanti da un’analisi razionalistica dei fatti.

    Luis de Gassicourt con il suo Le Tombeau de Jacques de Molay istituisce un parallelo tra la morte del Gran maestro templare (il ventiduesimo) e Luigi XVI (ventiduesimo successore di Filippo il Bello). La sua è una teoria molto libera che vede nei cavalieri del Tempio il principale nesso di una lunga catena di segreti cospiratori anarchici (ecco l’inizio della filiera dell’errore), i cui maligni esordi si riconducono al Vecchio della montagna, proseguendo fino all’assalto alla Bastiglia e agli anni del Terrore. Con de Gassicourt la teoria della vendetta templare contro la monarchia francese raggiunge il suo apice. Subito dopo l’ex abate Augustin Barruel, un gesuita che scriveva in esilio, propone la sua ricostruzione di quella dottrina antisociale che partendo dal manicheismo passava per l’eresia templare per arrivare ai giacobini. Il suo libello Mémoires pour servir à l’histoire du Jacobinisme diventa un classico della ‘teoria della cospirazione’, usa i metodi degli occultisti contro di loro. Per il gesuita Barruel tutto si collega, il pensiero si trasmette da un gruppo all’altro, da un periodo storico all’altro: «dai Catari agli Albigesi, ai cavalieri del Tempio e di conseguenza ai massoni giacobini, tutto indica una comune origine». Barruel ha fatto sue le teorie di Nicolai secondo cui una dottrina perversa si è tramandata dagli gnostici ai Templari, attraverso l’eresia Albigese, fino ai moderni massoni (di ascendenza templare); attraverso Barruel l’idea di cospirazione politica massonica divenne un luogo comune accettato, i Templari divennero un gruppo di cospiratori sospetto di eresia e segretezza. Il ragionamento di Barruel, palesemente falso, era costruito con logica coerente e con una documentazione apparentemente schiacciante, il suo libro è stato creduto e venduto moltissimo in Europa.

    Un inglese smaliziato e acuto come Thomas De Quincey, in un saggio sulle Società segrete, rimane sconcertato di fronte alla ‘logica’ assurda di Barruel, pochi sapranno seguire un esempio così illuminato. Se conservatori e monarchici come l’abate Barruel diffamano i giacobini (rivoluzionari e repubblicani) dal canto loro quest’ultimi non stanno a guardare, attaccano i cattolici e i gesuiti con la stessa moneta e con la stessa idea della cospirazione dei gesuiti, in particolare i romanzi di Eugène Sue hanno accenti anticlericali e antigesuiti e per questo contrastati dalla Chiesa. Un certo capitano Simonini recapita una lettera all’abate Barruel in cui conferma che in tutte le società segrete sono presenti e ben inseriti gli ebrei, la fonte non viene accettata dall’ex gesuita ma la lettera circola ugualmente e la diceria sugli ebrei ormai si diffonde.

    (… segue …)

    Leggi l’articolo completo: Emiliano Ventura, Il falso storico come la legge di Gresham. Il processo ai Templari, in Scienze e Ricerche n. 31, 15 giugno 2016, pp. 52-58