Mostra: L'età dell'angoscia Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.)

24 febbraio 2015 - ore 19,17
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    Ai Musei Capitolini dal 28 Gennaio  al 4 Ottobre 2015:

    L’età dell’angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.) 

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    Luogo
    Musei Capitolini - Roma

    Orario
    dal 28 gennaio al 4 ottobre 2015
    Martedì-domenica 9.00-20.00
    La biglietteria chiude un'ora prima
    Chiuso lunedì
     


    “Dopo la morte di Marco, la storia passò da un Impero d’oro ad uno di ferro arrugginito“

    Ai Musei Capitolini di Roma il quarto appuntamento del ciclo I giorni di Roma. La mostra L’Età dell’Angoscia vuole offrire l’occasione per illustrare i grandi cambiamenti che segnarono l’età compresa tra i regni di Commodo (180-192 d.C.) e quello di Diocleziano (284-305 d.C.). L’avanzata dei Barbari, l’anarchia militare, la crisi di un modello economico; nell’arco di centocinquanta anni, l’Impero cambia totalmente la propria fisionomia. La mostra racconta lo sgretolarsi di un mondo attraverso il riflesso dell’arte, dove tutte queste trasformazioni si ripercuotono in modelli figurativi carichi di un nuovo e forte accento patetico.

     La mostra “L’Età dell’Angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.)”, Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è il quarto importante appuntamento del ciclo “I Giorni di Roma”, progetto quinquennale di mostre che alterna esposizioni a carattere prettamente monografico (Ritratti. Le tante facce del potere, Costruire un Impero), a mostre dal taglio diacronico (L’Età della Conquista, L’Età dell’Equilibrio, L’Età dell’Angoscia), dall’epoca repubblicana fino all’epoca tardo-antica. La mostra L’Età dell’Angoscia si sofferma sui profondi cambiamenti che segnarono il III secolo d.C., secolo ritenuto tradizionalmente di “crisi” dell’impero, ma in realtà contenente in nuce alcuni dei germogli più fecondi destinati a mutare per sempre le età successive e ad aprire le porte verso la società tardo-antica.

     In poco meno di centocinquanta anni, l’Impero giunse a cambiare totalmente la propria fisionomia, fino ad arrivare all’instaurazione della Tetrarchia, alla perdita del ruolo di capitale di Roma, ed alla divisione del territorio italico in diocesi equiparate al resto dell’Impero.
     Sono gli stessi storici antichi a riflettere sulle profonde trasformazioni del proprio mondo, come ben si legge nelle parole di Cassio Dione che all’inizio del III secolo d.C. riferiva alla fine del regno di Marco Aurelio la fine dell’età d’oro: Dopo la morte di Marco, la storia passò da un Impero d’oro ad uno di ferro arrugginito.
     Determinante fu la fine della trasmissione del potere su base esclusivamente dinastica, e l’esorbitante potere che venne parallelamente a essere concentrato nelle mani dell’esercito, capace di imporre gli imperatori e di eliminarli.
     È un mondo che muta definitivamente la propria struttura sociale, con lo sfaldamento delle istituzioni e il parallelo emergere di nuove forze sociali.

     La mostra racconta la diffusa crisi spirituale e religiosa che in un clima di ansia generalizzata portò a un abbandono delle religioni tradizionali e all’adesione sempre più massiccia al culto di divinità provenienti dall’Oriente: Iside, Cibele, Mithra, Sabazio. Oltre a loro, naturalmente, Cristo. L’ansia derivava da alcuni problemi concreti e materiali: guerre civili, crisi finanziarie ed economiche, carestie, epidemie (come quelle nel corso dei principati di Marco Aurelio e Gallieno) e la perenne pressione dei barbari ai confini.