Garrucci a Benevento. Temi e modi di uno scontro intellettuale alle origini della riscoperta archeologica di Benevento.

di Claudio Ferone - Italo M. Iasiello

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    Descrizione:

    In 8°, brossura, 536 pp.,
    Nella vicenda umana e scientifica di Raffaele Garrucci si sono intrecciati per quasi tutto il corso della sua attività due tematiche territorialmente afferenti al Beneventano: la Tabula Alimentaria dei Liguri Bebiani, rinvenuta nel 1832 a Macchia di Circello, nel cuore della valle del Tammaro, e la riscoperta e lo studio dell’ingente patrimonio epigrafico beneventano. La città di Benevento, con il suo territorio, ed il limitrofo territorio di quegli evanescenti Liguri deportati finirono per essere i due poli intorno a cui si andarono articolando i contatti con la scienza antichistica tedesca, segnando con i toni della polemica i suoi personali rapporti col Mommsen. La polemica con i tedeschi dell’Instituto, scoppiata agli esordi della carriera di studioso del Garrucci, lo costrinse da subito a crearsi un solido metodo di lavoro, basato sull’autopsia, mediata anche attraverso dei buoni calchi, quei "fac-simile" con le cui richieste tempestava i corrispondenti. Garrucci dové insistere parecchio, allacciare molti contatti, ed alfine crearsi un circolo di collaboratori solido e affidabile, come emerge dalla corrispondenza degli anni ’50 e ’60. Dopo la sua morte (1885) Garrucci veniva dimenticato. La sua opera epigrafica più cara , la Sylloge, veniva lasciata cadere, misconosciuta. Eppure Garrucci aveva costituito il tentativo più alto di creare una scuola nazionale di epigrafia, metodologicamente distinta dalla tedesca, cui lo univano alcune istanze irrinunciabili, come quella dell’autopsia perseguita anche con versatilità tecniche espresse nella creazione di quei calchi insistentemente richiesti ai collaboratori che rimarranno in eredità alla Direzione del Fiorelli, ma lo distinguevano precise scelte, come l’attenzione agli usi linguistici, piuttosto che giuridici, di cui le epigrafi sono testimonianza. Più di tutto, lo differenziava un’attenzione alla globalità del fenomeno archeologico, espressa ad esempio nel progetto della Descrizione archeologica del Regno di Napoli, troppo diversa dalla scelta settoriale degli estensori del Corpus Inscriptionum Latinarum. Infatti, al centro degli interessi di Mommsen rimaneva «soltanto e semplicemente il testo, il testo epigrafico che era scritto», perché «conta la parola, non il monumento».
    Claudio Ferone è professore ordinario di Storia romana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Libera Università M. SS. Assunta ( LUMSA) in Roma. Oltre che dell’Antiquaria meridionale con particolare riguardo alla figura e all’opera di Raffaele Garrucci, si è occupato di storia marittima del mondo greco e romano. In quest’ultimo ambito ha pubblicato numerosi studi in riviste italiane ed estere e il volume Lesteia. Forme di predazione nell’Egeo in età classica, Napoli 1997.
    Italo M. Iasiello (Benevento, 1968), laureato e specializzato in Archeologia all’Università "Federico II" di Napoli, ha conseguito il Dottorato di Ricerca presso l’Università "L’Orientale" con una ricerca sul Samnium tardoantico. Gli è stato conferito dall’Accademia delle Scienze di Torino il Premio di Studio "Città di Alba" 1996 per il settore dell’archeologia romana in Italia. È vicedirettore della rivista Samnium. In diverse pubblicazioni scientifiche si è occupato di problemi territoriali dell’Italia centro-meridionale romana e di storia degli studi archeologici e del collezionismo di antichità.