Armarsi per comunicare con gli uomini e con gli dei. Le armi come strumenti di attacco e di difesa, status symbol e dono agli Dei (2 vol.l) - Atti del XIII Incontro di Studi (a cura di N. Negroni Catacchio)

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    CSP - Centro Studi di Preistoria e Archeologia Milano

    Dopo lo studio dedicato alle diverse epoche della Pre- e Protostoria dell’Etruria, per ricostruire l’avvicendarsi delle comunità che hanno contribuito alla formazione della nazione etrusca e dopo l’analisi dei paesaggi, sia reali sia “mentali”, l’incontro del 2014 ha esplorato alcuni aspetti relativi ai comportamenti delle più antiche popolazioni dell’Etruria. È sembrato che uno degli aspetti più interessanti fosse l’analisi di quelli che noi chiamiamo “oggetti di ornamento”, ma che non sempre avevano una funzione così limitata: si indossavano anche per ostentare, da vivi e da morti, la propria ricchezza e l’appartenenza a ceti sociali elevati. Sebbene anche gli uomini amassero indossare ricchi ornamenti e vesti preziose, i gioielli erano principalmente legati al mondo femminile. Gli uomini, fin dall’Eneolitico, intendevano connotarsi come guerrieri in armi: le armi rivelavano il loro valore personale e la loro appartenenza sociale. È a questi temi che abbiamo dedicato l’Incontro del 2016, di cui questi Atti raccolgono gli interventi.
    Le ricche vesti e le armi rappresentate sulle stele, da quelle ad esempio dell’età del rame
    di Saint-Martin-de-Corléans a quelle orientalizzanti della Daunia, rivelano gli ideali maschili
    dei ceti egemoni, rimasti uguali per millenni: essere “principi” e guerrieri, gestire il potere politico e quello militare, avere la ricchezza e la gloria conquistata in battaglia.
    Le armi assumevano quindi diversi significati: servivano per difendersi dai nemici, nei momenti
    di pace per ostentare il proprio valore e la ricchezza della propria famiglia: come le ricche dame indossavano i gioielli nelle cerimonie ufficiali, così i capi mostravano le armi più preziose, spesso solo simboliche. Nei funerali le armi, come i gioielli, erano deposti nella tomba, sottraendo in tal modo ai discendenti interi patrimoni. Erano poi offerte alle divinità delle acque e delle alture, gettandole nei fiumi e nei laghi o deponendole sui passi alpini più pericolosi, e ancora venivano defunzionalizzate e sepolte in “ripostigli” o in fosse votive. Tutto ciò sembra indicare un preciso richiamo a divinità
    di cui si chiedeva la protezione e sottintendono un patrimonio di credenze e ideologie religiose
    e funerarie. Armarsi dunque significa anche voler comunicare qualcosa di sé e nello stesso tempo entrare in contatto con le divinità e chiedere loro protezione.
    Come sempre il tema ha riguardato l’Etruria in senso lato, ma per i necessari confronti sono stati inseriti anche interventi relativi ad aree diverse, dell’Europa e del Mediterraneo. In qualche caso, strettamente legato all’Etruria, sono stati analizzati anche elementi di epoca più recente, come esiti dei fenomeni più antichi.
    La seconda sezione raccoglie gli interventi relativi agli studi e alle scoperte pre- e protostoriche effettuate in Etruria negli ultimi anni, con preferenza per gli aggiornamenti dei temi affrontati nei convegni precedenti e costituisce un prezioso aggiornamento relativo a ricerche in corso.