La filosofia aristotelica e il linguaggio del corpo nell’immaginario dantesco - Pasquale Vitale, Roberto Messore

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    Descrizione:

    Editore: Pasquale Gnasso Editore
    Anno edizione: 2017
    Pagine: 96

    Descrizione
    Il libro si prefigge di essere uno strumento indicativo, non completo né esauriente, ma senza dubbio criticamente valido, per tracciare l’evoluzione del sistema filosofico dantesco in buona parte del corpus delle sue opere, fino a giungere poi al suo capolavoro, la Commedia. L’itinerario che prende corpo nelle pagine che seguono ha tappe e mete precise: in primis, si è avvertita la necessità di sottolineare il cambiamento della figura dell’intellettuale, da clericus prima a laicus poi, avvenuta nei secoli XIII e XIV; in seguito, sempre alla luce di tali complesse evoluzioni, si è ritenuto opportuna, nonché imprescindibilmente valida, una panoramica iniziale deputata alla descrizione di alcuni dei canoni della cultura occidentale, così impregnata di filosofia antica e di letture sacre, appunto per ragionare sulle modificazioni intervenute sugli stessi mediante l’influsso di quel ‘sistema aristotelico’, reimpostato da Averroè, e successivamente arricchito dal tentativo di mediazione fideistica cristiana approntato da Tommaso d’Aquino. In questo coacervo culturale di altissimo profilo, si inserisce il lavoro di Dante Alighieri che, da estremo conoscitor de le peccata (Inf., V) e degli apparati tecnico-filosofici di maggior rilievo, sfrutta a proprio vantaggio la sua eccezionale e profondissima cultura per poter dare vita egli stesso ad un proprio sistema, preciso e innegabile, i cui influssi sono ancora oggi vivi e tangibili nel panorama linguistico, sociale e letterario universale. Una seconda parte del testo è poi specificatamente dedicata al tema del corpo abusato , violentato e torturato quale locus horribilis che, da fisico immorale diviene immorale fisico, il teatro del male che non necessita di nessun artificio esterno per mostrare la sua sconcia postura. Muovendo dal principio aristotelico secondo cui le divizie non sono originate dalla nobilitade perchè vili, la riflessione sul corpo prende le mosse dal Convivio, dove emerge il severo giudizio morale che incombe su chi segue una natura contraria a quella tracciata dalla nobiltà. Se le ricchezze procurano affanno e preoccupazione, esse, nell’immaginario dantesco della Commedia, si tramutano in piaghe, indizio visibile di un piegamento morale. L’uomo, infatti, in virtù di un concetto di libertà di stampo aristotelico-neoplatonico derivato dallo studio della filosofia di Boezio, Tommaso e dello Pseudo-Dionigi, può scegliere di ascendere a Dio o smarrirsi e degradarsi in bestia.