Il ghetto di Roma nel Cinquecento. Storia di un'acculturazione - Kenneth Stow
di Kenneth Stow
- Anno Edizione:
- 2014
- Casa Editrice:
- Viella Edizioni - Roma
- Argomento:
- Ebraica e storia degli Ebrei
- ISBN:
- 9788883349423
Descrizione:
2014, p. 268, 14x21 cm, bross.
Nel luglio 1555, con la bolla Cum nimis absurdum papa Paolo IV limitò i diritti della comunità ebraica dello Stato della Chiesa e impose l'istituzione del ghetto. Da quel momento in poi, gli ebrei a Roma avrebbero dovuto vivere in una o più strade contigue, separate dalle abitazioni dei cristiani. Questa imposizione fu accompagnata da varie clausole, quali il divieto di avere servitù cristiana, la possibilità di commercio solo di stracci e vestiti usati e l'obbligo di portare il cappello o il fazzoletto giallo per uomini e donne.
Lo scopo primario del ghetto doveva essere quello di accelerare la conversione degli ebrei e la dissoluzione della loro cultura, ma ‒ come qui mostra Kenneth Stow, uno dei massimi esperti di storia degli ebrei italiani ‒ già prima del 1555 gli ebrei romani avevano sviluppato modelli di comportamento individuali e comunitari in grado di poterli sostenere anche nei periodi più duri. Dopo la creazione del ghetto riuscirono a rafforzare ulteriormente le proprie strategie di acculturazione e a sviluppare quindi una microcultura che ne salvaguardò l'identità attraverso i secoli.
Grazie ad un sapiente gioco delle parti, gli ebrei romani misero in scena un «teatro sociale» in grado di farli sopravvivere, restando ebrei e romani, all'interno di un ambiente cristiano che le gerarchie ecclesiastiche avrebbero voluto dominante e oppressivo.