Il Frammento Liberiano. Un testimone della Raccolta Aragonese nell'Archivio del Capitolo della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore - Studia Liberiana 1

di Luca Polidoro

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  • Prezzo: € 24.00
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    Descrizione:

    Un testimone della Raccolta Aragonese
    nell’Archivio del Capitolo della Basilica Papale
    di Santa Maria Maggiore


    a cura di Luca Polidoro
    con una nota paleografica di Rita Cosma

    Prefazione di S. Em.za il Signor Cardinale Raffaele Farina, SDB
    Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa

    Introduzione di Mons. Michał Jagosz


    Al termine dei lavori di allestimento del Museo della Basilica di Santa Maria Maggiore, inaugurato dal Beato Giovanni Paolo II nel 2001, furono collocate in una apposita bacheca alcune carte di un frammento di manoscritto rinvenuto nell’Archivio del Capitolo Liberiano, che lo ha finora custodito e che tuttora lo conserva.
    Si tratta di uno dei rari testimoni (sia pure lacunoso) all’interno della tradizione della Raccolta Aragonese, celebre antologia - il cui esemplare originale è andato perduto nella metà del ’500 - allestita con ogni probabilità nel 1476 dal Poliziano per volontà di Lorenzo de’ Medici e da costui inviata in dono presumibilmente nel 1477 a Federico d’Aragona, figlio di Ferdinando Re di Napoli.
    Dopo una accurata operazione di digitalizzazione, nell’ambito del progetto denominato DiLib relativo a fondi documentari e librari dell’Archivio del Capitolo, la trascrizione del testo dei "sonetti e canzoni" di importanti autori "Antichi" e "Moderni" quali - tra gli altri - Guido Cavalcanti e Guido Guinizzelli, contenuti nelle diciassette carte che compongono il Frammento, databile alla fine del XV secolo, inaugura le pubblicazioni della Collana Studia Liberiana.
    Nel Frammento, del quale resta misteriosa la committenza come pure il periodo e le modalità di arrivo nell’Archivio del Capitolo Liberiano, sono contenuti, a volte con varianti testuali notevoli, 139 componimenti poetici. Apre la silloge Cino da Pistoia, del quale il sonetto Dante, i’ ho preso l’abito di doglia è una delle più sincere attestazioni dell’amichevole rapporto con Dante, con il quale ebbe un intenso scambio epistolare. L’Alighieri, dal canto suo, lo citò varie volte, sempre in termini elogiativi, nel suo De vulgari eloquentia. Quattro sonetti di Cino trovano poi altrettante "risposte" da parte di Onesto degli Onesti, rimatore della generazione precedente a quella di Dante. Il Frammento contiene poi: tredici componimenti di Guido Guinizzelli (tra i quali la celebre Al cor gentil rempaira sempre amore) con una "risposta" di Bonagiunta Orbicciani, tre canzoni di Guittone d’Arezzo, trentaquattro componimenti di Guido Cavalvanti. Chiudono il Frammento una "risposta" di Bernardo da Bologna e una di Guido Orlandi.

    La peculiarità del Frammento Liberiano, realizzato con il testo disposto su due colonne utilizzando una scrittura umanistica, risiede essenzialmente nella variae lectiones presenti, alcune delle quali degne di approfondite analisi, che sembrano apparentarlo ora ad uno ora all’altro dei pochi manoscritti coevi, tutti dipendenti all’archetipo originario.
    Se infatti l’indiscusso pregio dei testimoni della tradizione della Raccolta Aragonese, che ben presto si riverberò nelle edizioni a stampa (prime fra tutte la Giuntina e la Bellamano del Corbinelli), sta infatti nella chiara esemplificazione del canone poetico programmatico, ma anche del prestigio culturale e politico, di Lorenzo e del Poliziano, il valore del Frammento si sostanzia proprio nel mettere in luce alcuni nuovi ambiti finora inesplorati del vasto corso della diffusione della lirica delle origini a cavallo tra Umanesimo e Rinascimento. Degne di note anche le attribuzioni, che la critica ha confutato solo parzialmente, di alcuni dei componimenti, sui quali dunque l’investigazione appare ben lungi dall’essere conclusa.
    In particolare, il Frammento potrà auspicabilmente essere considerato anche nell’allestimento di future nuove edzioni critiche delle opere degli Autori presenti, in quanto, sia pur descriptus, può senza dubbio essere un valido contributo all’analisi testuale, come pure di certo non potrà essere ignorato in studi relativi alla tradizione della Raccolta Aragonese e alla sua trasposizione nelle opere a stampa posteriori.

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